L’armonia dello spirito nella vita quotidiana. Io e Sé in dialogo profondo

L’io nasce con il nostro corpo, ed é a questa entità che ci identifichiamo sempre di più’ nel corso della nostra crescita dall’infanzia all’età adulta. Uno dei parametri per giudicare i progressi che un bimbo compie nei primi mesi di vita (sino a 3-4 anni) é appunto quello di vederlo scoprire che «esiste» in quanto «essere separato» dalla madre e dagli altri in generale. E’ il momento dell’affermazione «Io sono», é il momento del «Mio». Quando ho scelto di incarnarmi in questa vita ho anche permesso alla mia memoria di restringersi e limitarsi: ho dimenticato chi sono veramente e da dove provengo. Ecco quindi che, se oggi mi pongo la domanda «A che serve la vita?» – «Perché sono qui?» possa rispondere che lo scopo della vita é permettere a chi sono veramente di ripresentarsi sulla scena. Posso dire ora che lo scopo della mia vita é mettere in contatto «chi sono veramente (il Sé)» con «chi credo di essere – chi mostro di essere» (l’io o ego). Purtroppo, come per la maggior parte di noi, il mio «Io» ha guidato la mia vita per anni, senza mai avere il minimo contatto con il «Sé» ; senza neppure avere l’idea che questo «Sé» esistesse.

Finché un giorno, oltre 25 anni or sono, il mio «Io» é entrato in crisi. Niente andava piu’ bene. Nonostante avessi un ottimo lavoro e che vivessi quella che potremmo definire «una bella vita», cercavo qualcosa che non trovavo mai. Gli acquisti, i viaggi, gli amori non riuscivano a colmare quel vuoto, quella mancanza di senso. E’ a quel punto che ho iniziato a sentire i primi balbettii del Sé. “La vita non puo’ essere solo questo” diceva “perche questo non ha alcun senso”. Ho imparato ad ascoltarLo, ho imparato a fidarmi completamente e mi diverto anche ad assistere ai colloqui, un po’ paradossali tra Io e Sé. Per potere sentire il Sé, ho dovuta comprendere che mi parla nel silenzio: ho imparato a fare silenzio nella mia vita quotididana: due volte al giorno (e a volte anche di piu’ se capita l’occasione) mi siedo in un angolo comodo e silenzioso del mio appartamento, gli occhi chiusi, il respiro lento e profondo e «ascolto». Le prime volte che ho scelto questo tipo di «meditazione» ci sono state delle lunghe e maliziose interferenze dell’Io. I pensieri piu’ bislacchi invadevano la mia mente e le preoccupazioni piu’ sciocche cercavano di allontanarmi dalla distensione e dalla pace che ricercavo nel silenzio.

Poi, giorno dopo giorno, con tanta pazienza, tanto amore per quell’Io che si dava tanto da fare per disturbarmi, ho allungato i tempi di silenzio. Sento già qualcuno di voi dire «Ma con tutto cio’ che ho da fare, non ho il tempo per “il silenzio”!!» Allora, capitemi bene!! Io lavoro come voi tutti; in effetti ho diverse attività perché attraverso di esse ho cio’ che permette al mio Io di vivere. Prendermi dei momenti di silenzio prima delle attività della giornata permette al mio “Io” di sintonizzarsi sul “Sé” e quindi di svolgere tutte le mie attività con tranquillità, con passione, con gioia, con accettazione di cio’ che é presente al momento. E’ questa sintonia tra «Io» e «Sé» che mi permette di sentire la reazione di collera allorché l’ennesima vettura é parcheggiata proprio davanti al mio box e devo partire al lavoro; riconoscere la giustezza di tale reazione dando quindi lo spazio al mio «Io» di esistere per poi permettere alla compassione per la persona «incosciente» proprietaria dell’auto é un traguardo che ho raggiunto solo grazie alla sintonia tra «Io» e «Sé».

Ed é tale sintonia che mi permette di parlare allorché il proprietario dell’auto appare adducendo la scusa che si é assentato solo qualche minuto. Lo prego di ricordarsi per le prossime volte che io potrei avere delle urgenze e lo ringrazio in anticipo per evitare di sostare davanti al mio garage. Sento «l’inconscienza» di quell ‘uomo e mi ricorda la mia di tanti anni prima. Siamo presi da ingranaggi che crediamo piu’ grandi e piu’ forti di noi; diamo valore e priorità ad entità illusorie che termineranno con la nostra vita terrena, ma alle quali abbiamo delegato il potere delle nostra vita e ce ne crediamo schiavi. Sento tutto cio’ e scelgo di contattarlo ad un livello differente: ci lasciamo con le sue scuse e due sorrisi. So che succederà ancora, ma non é questo che importa; cio’ che importa é che sono in contatto con quell‘automobilista ad un altro livello che non é il mio «Io» e, magicamente, neppure il suo: l’ho contattato al livello del Sé profondo. Se contatto gli altri a partire da quella parte profonda di me che é il «Sé», é il «Sé» dell’altro che mi risponde (anche se la persona non é cosciente di cio’).

E’ la sintonia di «Io» e «Sé» che mi lascia tutto il tempo per fare tutto cio’ che ho da fare nella giornata senza dover correre, senza stress, senza affanno. Attraverso questa armonia ho fatto l’esperienza che « piu’ tempo mi prendo per fare cio’ che ho da fare, piu’ tempo mi resta per fare tutto nei tempi «giusti». Ho preso anche la buona abitudine di contattare il “Sé” coscientemente nei momenti dove il mio “Io” vorrebbe prendere il sopravvento e perturbare la mia giornata. Allora, se sono in sosta ad un semaforo, sintonizzo il mio pensiero su una sorta di «mantra» o piccole preghiere inventate al momento ; se sono in coda al supermercato mi guardo attorno trovando la bellezza della gente fa la spesa e vedo le persone come illuminate da una luce interiore; se al telegiornale si parla di guerra e di cronaca nera (il che equivale alla quasi totalità delle notizie) penso con compassione a tutti i protagonisti (e non solo alle vittime) La giornata e le attività si svolgono con piu’ gioia, con piu’ fluidità grazie ai momenti di silenzio dove «Io» e «Sé» si incontrano e si riconoscono.

Terminare la giornata con il silenzio e permettere al mio «Io» ed il «Sé» di riconnettersi di nuovo é la mia preghiera di ringraziamento per tutto cio’ che ho esperimentato nella giornata. So che tutto é perfetto e che non esiste il caso : il silenzio della sera é il mio «Grazie» al mio «Io» per esistere, per darmi la gioia di vedere, sentire, odorare, respirare, toccare, ridere, piangere, vivere insomma. Il silenzio della sera é il mio «Grazie» al «Sé» per averlo sentito e sperimentato, per averlo sentito ed ascoltato, per averlo vissuto e per continuare e viverlo nell ore dei sogni. Il mio «Io» ama il «Sé» e quest’ultimo ricambia da sempre e per sempre questo amore. Il mio «Io» sa che finirà di essere quando verrà il buon momento; il Sé sa che esiste da sempre e per sempre e per un certo periodo di anni accompagna il mio «Io» nella sua scoperta della verità di chi sono veramente.

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