Il mito del Padre resta fondamentale per l’equilibrio dell’uomo.

Lo stato di yoga, yug, è l’ unione, la fusione totale dell’uomo al divino, il superamento di ogni frammentazione, il superamento della dualità. Tuttavia il vivere terreno presuppone il proprio svolgimento dentro una dimensione bipolare in cui costantemente siamo immersi e tiranneggiati; la vita stessa , fin dal livello biologico della fecondazione, prende origine dai due poli dell’energia, il maschile e il femminile, il padre e la madre. Per l’antica dottrina ermetica “tutte le cose sono e provengono da Uno, per mediazione dell’Uno, così tutte le cose sono nate per adattamento di questa cosa unica. Il Sole ne è il Padre, la Luna ne è la Madre, il Vento l’ha portato nel suo ventre. La Terra è la sua nutrice ed il suo ricettacolo. Il Padre di tutto, il Telesma (il compimento) del mondo universale è qui.” Il mito del Padre è fondamentale per l’equilibrio dell’uomo. Sempre l’uomo s’è incuriosito alle origini della propria discendenza trovando nella Madre la risposta ovvia di un ventre che si squarcia per dare la vita e di un seno che nutre e per il Padre un’ immagine più occulta: il Padre, spesso misterioso e distaccato, resta comunque il seme indispensabile che genera e infonde la conoscenza.

L’adorazione del Sole/padre e della Luna/madre è antica quanto l’uomo, ovunque sulla Terra, tra le culture più primitive questi astri venivano celebrati come induttori, conservatori e trasformatori di tutte le forme vitali, solo in seguito le religioni sia poli che monoteiste hanno sostituito il Sole/padre con un Dio/padre dall’ immagine istrionica e onnipotente, più riconducibile alle sembianze e ai vissuti umani. Anche nell’antica religione Vedica troviamo Indra, il dio guerriero dell’acqua, il più invocato dai fedeli , fermamente legato all’energia del Sole e solo più avanti nel tempo nei Brahmana e negli Upanishad cambia sostanzialmente la visione e appare un termine importante: il «karman» o «attività»; l’uomo diviene responsabile delle proprie intenzioni e dei propri pensieri, della propria vita. Il dio creatore, Brahama, non è più il padre e il guerriero ma diviene un principio neutro senza inizio e senza fine; Brahama è l’Anima Universale, brahaman, contrapposta all’anima umana, atman, anch’essa eterna ma che ancora necessita, per la propria evoluzione, di unirsi al fardello della materia, fonte di dolori e sofferenze create e inferte proprio dalle polarità dell’energia.

In questo contesto la morte diviene la separazione dell’atman dal corpo nel quale era prigioniera e sarà la stessa anima umana e non un dio esterno, a decidere una nuova reincarnazione. Quando l’uomo pratica lo yoga trascende le polarità e per qualche momento l’anima individuale si fonde a quella universale in una dimensione assolutamente apolare, divina, dove non esiste alcun Dio che funga da giudice o da padre. Nonostante sia lo yoga un’opportunità che non esclude nessuno, poche sono le persone che lo scelgono e ancor meno quelle che lo eleggono maestro di vita, probabilmente anche perché nell’inconscio collettivo vivono, molto intense e molto radicate, antiche immagini archetipiche che si fatica a elaborare e ancor di più a trascendere. Aspirare al divino fa paura, dopotutto la vita quotidiana ci ha sempre trasmesso l’immagine dell’ uomo che deve essere cacciatore in un’ attiva relazione con l’esterno, e di una donna materna e ricettiva. E’ la donna di questi tempi che si ribella, che rifiuta la propria innata ricettività per imitare il principio maschile. La tensione all’interno di ruoli che sono rimasti inalterati per millenni è una gigantesca onda che sta scombussolando tanto gli equilibri personali che universali, in questo nuovo ambito l’immagine del Padre/ Sole risulta offuscata, l’uomo da padre , guerriero ed eroe sta prendendo sempre più le sembianze di un martire e di un orfano, sta morendo così, inevitabilmente, anche il mito del Dio/Padre poliziotto e giustiziere, in questo palcoscenico così ricco di cambiamenti stiamo assistendo al tramonto delle religioni patriarcali.

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