La libertà risiede soprattutto nel nostro cuore
Il senso di Libertà appartiene al nostro software automatico, quello che lavora in background mentre siamo occupati a fare qualcos’altro: esso ha radici nel nostro modo di pensare, al modo in cui affrontiamo il nostro tempo e la nostra epoca, alla nostra idea – pur in perpetuo mutamento – del mondo. Dietro l’apparenza di un problema ozioso e fine a sé stesso, si nasconde quindi un argomento invece talmente concreto da coinvolgere la vita quotidiana di ogni individuo. Sono infatti in errore coloro che immaginano la Libertà come un bisogno fuori moda, legato più ai moti risorgimentali che non alla consueta vita di ogni giorno. A mio modo di vedere, la Libertà non è quella – come dice il filosofo Kant – determinata da una facoltà di obbedire a leggi esterne, o una questione di misura, di condizioni e di limiti, ma è invece uno stato di coscienza. È vero che la Libertà umana non è potere assoluto della totalità, ma piuttosto una Libertà inquadrata nella realtà, inserita e precipitata all’interno di un preciso contesto, una Libertà sotto condizione . Le Libertà istituzionali, come la Libertà di stampa, di religione, di riunione, sono dirette esclusivamente a specifici domini sempre esterni all’individuo, come quello sociale o religioso.
Malgrado ciò, la capacità di esercitare la nostra Libertà, ancor prima che limitata da condizioni esterne, è il frutto di un personale e soggettivo stato di coscienza. In altre parole, ogni volta che ci troviamo di fronte ad un evento o ad una decisione, uno degli elementi che più fortemente ne condiziona l’esito è il grado di percezione della nostra Libertà. Non faccio quindi riferimento al contesto esterno, oggettivo, all’ampiezza reale di azione, quanto piuttosto alla percezione interiore che l’individuo ha di quell’ampiezza. Se ad esempio un bambino viene spesso punito, rimproverato, oppure in generale viene condizionato a sviluppare un senso di inadeguatezza, da grande è possibile che abbia un senso fortemente limitato della propria Libertà. Il genitore non è affatto consapevole che il figlio stia eventualmente sviluppando un senso di inadeguatezza, poiché quest’ultimo è un evento che accade interiormente al bambino. Esso è totalmente soggettivo anche se relativo alle condizioni dell’ambiente circostante.
Può quindi accadere che la specifica sensibilità o naturale attitudine di un bambino si venga a trovare in una serie di condizioni ambientali che – mentre per il genitore possono essere del tutto adeguate e ragionevoli – per quella specifica ricettività e particolare rispondenza – possono invece provocare un senso di inadeguatezza e in futuro un software poco efficiente nell’uso della Libertà. Per comprendere meglio questo senso della propria Libertà è importante immaginarlo come uno stato transpersonale a volte inconscio e a volte consapevole. Ad esempio possiamo talvolta sentirci malinconici e sviluppare tutta una serie di pensieri e nostalgie condizionate dalla malinconia: ma non per questo essere consapevoli di essere malinconici. Poiché questo stato non è completamente inconscio, basta che un amico – magari sentendoci parlare – ci suggerisca una via di accesso al nostro stato umorale, ed ecco che siamo (a volte parzialmente) disponibili a riconoscere di essere malinconici. In altre parole, ci accorgiamo di questo stato di coscienza solo successivamente agli effetti (i pensieri, le fantasie, le scelte), ma spesso non lo percepiamo direttamente. Analogamente, il proprio senso di Libertà è sempre presente dentro di noi, ma finchè non lo osserviamo precipitato dentro i nostri pensieri, fantasie e le nostre azioni, difficilmente ne siamo consapevoli.
Dal nostro senso di Libertà dipende la qualità della nostra vita. Un senso limitato delle propria Libertà finisce per soffocare la capacità ideativa, inventiva e creativa di un individuo. In altre parole, soffoca la sua capacità di risolvere i problemi quotidiani e lo costringe ad adottare soluzioni stereotipate, standardizzate e ad essere sempre più dipendente da soggetti esterni che hanno il compito istituzionale di fornire soluzioni. Quando il senso della propria Libertà è limitato, le soluzioni a problemi anche ordinari e del tutto consueti, rischiano di non apparire. L’incapacità di osare, di oltrepassare gli steccati, la paura, non permettono all’individuo di capire se, cambiando contesto o riordinando i temi con una diversa sequenza, sia possibile intravedere una soluzione. Se siamo inconsapevolmente limitati nella nostra Libertà interiore, non saremo in grado di ‘vedere’ tra le righe, di percepire nuove strategie, di esercitare quello che De Bono – uno dei maggiori esperti mondiali di creatività – chiama il cosiddetto ‘Pensiero laterale’ in contrapposizione al ‘Pensiero sequenziale’.
Quando ci troviamo di fronte ad un problema che ci angustia e che preme per essere risolto, di solito sviluppiamo un processo di pensiero che tende ad analizzare gli aspetti oggettivi del problema. Questa modalità di pensiero – che possiamo chiamare ‘lineare’ – segue principi logici, razionali, oggettivi ed analitici e per questo ha l’apparenza di essere un pensiero ‘forte’, carico potenzialmente di grande efficacia. Ma questa modalità di pensiero (che la pretesa di essere capace ed oggettiva), non tiene conto del senso di Libertà percepito interiormente dall’individuo. Qualora anche un individuo utilizzasse un processo di pensiero fortemente razionale, ma si trovasse in uno ‘stato’ di coscienza in cui ha invece un limitatissimo senso della propria Libertà, le soluzioni al proprio problema finirebbero per non essere percorribili: o perché non verrebbero neppure ipotizzate, intraviste, intuite, oppure perché ritenute inefficaci, pericolose, improduttive. In entrambi i casi, la persona sperimenterebbe un senso di inadeguatezza e di impotenza rispetto al proprio problema. Per sviluppare le competenze necessarie a vivere in un mondo sempre più complesso, è necessario ampliare non tanto la propria Libertà oggettiva quanto piuttosto la propria Libertà soggettiva, interiore.
Purtroppo la maggior parte delle persone ritiene erroneamente che l’unica Libertà sia quella esteriore. Accade quindi spesso che ci si affanna a cercare strumenti esterni, come il potere o il denaro, il quali promettono illusoriamente risolvere ogni problema e dare quindi un fittizio senso di Libertà. Infatti, per quanto difficili da raggiungere, gli strumenti esterni spesso appaiono più a portata di mano, rispetto agli strumenti interiori, percepiti talvolta come vaghi ed incomprensibili. Occorre quindi sviluppare un vero e proprio cammino di conoscenza interiore, affrontando con estremo coraggio le Verità che emergono dal nostro inconscio. È il cammino descritto in tutte le leggende, miti e storie epiche: è il cammino dell’Eroe che attraverso i propri passaggi di iniziazione, affronta draghi simbolici e streghe metaforiche. Solo i più coraggiosi saranno in grado di scendere lungo il sentiero oscuro della propria storia individuale, osservandone anche le pieghe più nascoste, accettandone anche i lati meno nobili e socialmente accettabili. Solo alcuni tra i più forti saranno in grado di affrontare i propri mostri, le proprie paure: soltanto questo farà di loro individui autenticamente liberi. Una Libertà che una volta conquistata non potrà mai più essere sottratta.
Gli Eroi di queste storie non vanno però sulle copertine dei giornali, ma diventano genitori capaci, partner affettuosi e preparati, uomini e donne responsabili, spesso amati e riconosciuti dal proprio ambiente. Diventano persone profondamente libere che sembrano aver misteriosamente appreso il segreto di fare piccoli e quotidiani miracoli.