Cinema e Cinematerapia: quale differenza?

Il Cinema può essere utilizzato come strumento di sviluppo personale? I film possono davvero aiutare a guarire da patologie? e in che modo? Che differenza c’è tra Cinema e Cinematerapia? Il bisogno di questa precisazione nasce da una gran confusione riportata da alcuni articoli apparsi recentemente sulla Stampa nazionale o su grandi portali di Internet come Yahoo. In questi, pur rari casi, si tende ancora a confondere l’effetto del Cinema con gli esiti della Cinematerapia. A prototipo di questa incertezza e di questo smarrimento su Yahoo(it.answers.yahoo.com) troviamo la seguente domanda: “Cinematerapia: qual’è il film ideale da far vedere ad una ragazza che è stata appena mollata dal suo fidanzato?” .

E’ solo un esempio di quanto sia diffusa la confusione tra Cinema – e i suoi noti effetti confortanti sull’umore – con la Cinematerapia e i suoi effetti relativi al percorso esistenziale dell’individuo. In questo caso l’utente (si evince dal ‘botta e risposta’ che ne è emerso su Yahoo) era alla ricerca di un pur legittimo elemento rassicurante e incoraggiante. Egli però lo attribuiva erroneamente alla Cinematerapia, la quale invece non ha alcun obiettivo consolatorio. Gli esiti sono necessariamente diversi proprio perchè diverse sono le finalità a cui essi tendono. Il Cinema nasce principalmente come luogo di intrattenimento, in alcuni casi anche di tipo culturale e sociologico, ma sicuramente sempre molto lontano dagli effetti trasformativi a cui la Cinematerapia tende a perseguire. Ciò non vuol dire che guardare un film nella sala cinematografica sia totalmente privo di effetti.

Alcuni recenti studi scientifici americani hanno voluto indagare la quantità di ormoni presenti nel sangue di alcuni volontari che si sottoponevano alla visione di diverse tipologie di pellicole. Ne è venuto fuori l’ovvio: le quantità di ormoni variavano dopo la visione del film. Ma partire da questo risultato per presumere fantomatiche proprietà terapeutiche e le virtù di volta in volta anti-depressive o stimolanti dell’autostima del Cinema, mi sembra davvero fuori di ogni buon senso. Talvolta la necessità di semplificazione di una parte della comunicazione non rende un buon servizio nè alla Verità nè tantomeno all’utente. E come dimostra la domanda su Yahoo, l’utente rischia di essere piuttosto disorientato se non addirittura fuoriviato.

Esistono moltissimi film – come d’altra parte anche canzoni, sinfonie, quadri, statue, e in generale molte Opere d’Arte – che temporaneamente modificano l’umore: rallegrano o intristiscono, meravigliano e stupiscono. Questo – da sempre – è il ruolo dell’Arte, da quella paleolitica alle avanguardie post-moderne. Ma non ha alcun senso immaginare che esistano film per realizzare un felice rapporto di coppia, film per vincere il vuoto dell’angoscia o per diventare autenticamente genitori, film per realizzare i propri sogni esistenziali.

Per fare chiarezza dobbiamo immaginare il Cinema al pari di uno strumento, come una penna o un computer. I risultati dipendono solo dall’uso che se ne fa, dalla mano che li utilizza e dai progetti e dai valori a cui essi vengono messi a disposizione. Con la penna si possono scrivere poesie ma anche insulti, e il computer si può usare per fare hackeraggio oppure per produrre aerei e progettare abitazioni.

Freud agli inizi del 1900 utilizzava i sogni come uno strumento, ma non ha mai affermato (nè lo hanno fatto i suoi successori) che i sogni – di per sè – hanno una funzione terapeutica. Freud ha semmai scoperto che – utilizzando il materiale grezzo prodotto dall’analisi dei sogni all’interno di un preciso processo psicoanalitico – si ottenevano dei risultati curativi e di guarigione. Sebbene la Cinematerapia non sia una psicoterapia (quindi non cura patologie), per analogia possiamo dire che essa utilizza le emozioni ‘grezze’ che emergono dalla visione di determinate pellicole, per poi lavorarci sopra e stimolare così processi di cambiamento, di aiuto, di sostegno e di trasformazione. Le emozioni ‘grezze’ che emergono dopo la visione di una pellicola sono nella maggioranza dei casi, caotiche e disorganizzate, un pò come i colori fondamentali sulla tavolozza di un pittore.

Utilizzare la sala cinematografica a scopo ludico o di intrattenimento, se da una parte permette a queste emozioni di emergere, dall’altra non fornisce alcuna metodologia pratica per utilizzarle efficacemente. Questa metodologia è invece necessaria per coloro che desiderano analizzare, organizzare, sintetizzare, questi ‘colori base’ al fine di realizzare una ‘composizione pittorica’ complessa, articolata e con una funzione che non sia semplicemente liberatoria.

Potremmo dire che mentre il Cinema ha una principalmente una funzione ludica, talvolta riflessiva o al massimo catartica, la Cinematerapia ha una funzione di aiuto e di sostegno per coloro che intendono realizzare un percorso evolutivo e di crescita personale. Vi è quindi un’importante differenza tra la ‘Visione cinematografica’ – tipica dell’uso da intrattenimento – e una ‘Visione a fini trasformativi’, tipica della Cinematerapia. Se è sicuramente possibile individuare nella ‘Visione Cinematografica’ un effetto consolatorio, umorale ed empatico di identificazione, immedesimazione, catarsi e liberazione (come già diceva Aristotele a proposito della Tragedia greca e propria di tutte le Arti), la ‘Visione a fini trasformativi’ non si limita agli aspetti pulsionali ‘idraulici’, ma tende a promuovere un lavoro su se stessi e un percorso che vanno al di là della visione di un singolo film.

La Cinematerapia si avvale del potente effetto evocativo, simbolico e allegorico delle immagini filmiche (analogamente a quanto facevano e fanno ancora le favole, i miti, le leggende, i sogni notturni, ecc.) per comporre ed elaborare le emozioni grezze in processi complessi che hanno la finalità stimolare nell’individuo lo sviluppo di nuove competenze, la realizzazione dei propri progetti profondi e agevolare il suo cammino esistenziale.

La Cinematerapia si poggia sullo ‘strumento’ Cinema: ma così come non è il pennello a dipingere (ma il pittore) o il bisturi ad operare (ma il chirurgo), non è una pellicola che può realizzare quell’originale percorso interiore di autoconoscenza che è la Cinematerapia.

Non chiedetemi quindi un elenco di film per stare meglio, qualcuno contro il logorìo della vita moderna, qualcun’altro per sedurre una ragazza e portarsela a letto o per vincere all’enalotto. Se questi film esistono, non li conosco nè mi interessano. La Cinematerapia è un percorso profondo, affatto banale: è invece necessaria una certa dose di impegno e di disciplina. Certamente non è un percorso barboso, teorico, mistico o filosofeggiante: ma se preso con la giusta dose di serietà è anche molto divertente, ironico, sorprendente. Ma è soprattutto un cammino di trasformazione esistenziale, forse più simile ad un’Accademia Ellenica che non ad una pillola della felicità.

Serve il coraggio di andare oltre l’ovvio, il convenzionale, oltre l’apparente logicità dei percorsi razionali e accettare di immergersi nell’oceano delle proprie emozioni profonde e autentiche.

Visita il sito della Cinematerapia: www.cinematerapia.it

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