Biodanza ed Etica
Una delle questioni maggiormente sentite alla svolta del terzo millenio e’ quella della modernità delle teorie che hanno influenzato e fortemente condizionato il secolo appena trascorso. Il dibatto epistemologico si è sempre occupato del tema della modernità teoretica , cioè della influenza delle teorie sulla vita e sul comportamento delle persone. Filosofia, economia e scienza pur nella separazione dei saperi tipica dell’approccio scietifico derivato dai modelli cartesiani hanno sicuramente condizionato la vita degli uomini nel ventesimo secolo , basta pensare alla influenza avuta da teorie filosofico – politiche come il liberismo od il marxismo e la loro traduzione in prassi politiche. Negli ultimi trent’anni del secolo scorso però le idee (e spesso le ideologie ) che influenzavano la vita del pianeta hanno iniziato a denunciare un deficit di modernità , nel senso che non rispondevano o non aiutavano a comprendere i nuovi problemi e le nuove sfide emergenti. L’effetto serra che cambia il clima del pianeta provocando disastrosi eventi climatici, la richiesta di riscatto economico e sociale da parte del terzo e quarto mondo che ha generato flussi migratori mai avvenuti negli ultimi mille anni, il fallimento del modello marxista e la caduta del comunismo realizzato , il declino del neoliberismo e la crisi esistenziale dell’uomo occidentale sono solamente alcuni degli esempi che concorrono a dimostrare la complessità dei fenomeni che la teoria è chiamata ad analizzare.
Nel contempo sono nati nuovi movimenti che attraverso approcci originali e totalmente differenti dai precedenti cercano di rispondere ai bisogni emergenti. Il Biocentrismo risulta essere una delle nuove teorie che rispondono a questa esigenza di rinnovamento e di modernità. Il biocentrismo consiste in una visione del mondo che, come risulta chiaro esaminando l’etimologia della parola, pone il fulcro di tutto sul concetto di vita, inteso in senso lato, ovvero supera le barriere mentali dell’antropocentrismo, che appunto focalizza tutto sull’uomo, privando di ogni tipo di valore le altre forme di vita. Nell’attuale mondo occidentale si incontra quasi sempre un atteggiamento di quest’ultimo tipo, dove all’individuo umano viene dato un valore enormemente superiore alle restanti forme di vita, che dunque diventano in blocco risorse da sfruttare sino ad esaurimento, senza alcuna distinzione fra oggetti, animali o vegetali. Questa e’ la via della scienza moderna, che vede tutta la natura che ci circonda semplicemente come qualcosa di sottoposto all’uomo, senza rendersi conto che l’uomo non e’ altro che una forma di vita fra altre forme di vita, un tassello di natura, e che in quanto tale ha bisogno di trovarsi in un rapporto equilibrato con tutto il resto per sopravvivere.
Infatti percorrendo la strada dello sfruttamento e della distruzione, l’uomo elimina tutto ciò che e’ naturale attorno a lui, per ottenere un mondo brullo e sterile, dove sarà costretto a vivere in maniera sempre più artificiale. Oggi più che mai e’ necessaria la diffusione di un’etica biocentrica, che riesca a far comprendere che senza il rispetto per il mondo in cui viviamo non c’e’ alcun futuro, come chiaramente dimostrano tutti i disastri naturali che avvengono a causa delle alterazioni compiute dall’uomo, e tutti i danni irreparabili inflitti sempre per le stesse cause al nostro mondo (vedi ad esempio il buco dell’ozono). All’interno di un’ottica biocentrica non si vuole certo sminuire il valore dell’uomo, ma anzi lo si vuole accrescere, attraverso la ricerca di una vita in armonia con la natura e di un maggior rispetto per tutte le forme di vita, cosa che non può che migliorare le condizioni di vita di tutti. Antropocentrismo deriva da una parola greca, ánthrópos, che significa uomo e, quindi, antropocentrico è colui il quale crede che l’universo sia stato creato per l’uomo e per i suoi bisogni, e per questa ragione considera l’uomo misura di tutte le cose.
L’antropocentrismo esiste in due versioni, una forte (rigida) e una moderata (debole). L’antropocentrismo forte accomuna tutte quelle idee che partono dalla convinzione assoluta che l’uomo possa disporre della natura quando e come vuole. Secondo questa visione qualsiasi comportamento umano nei confronti della natura è lecito perché la terra fornisce risorse illimitate all’uomo che può gestirle come vuole. Gli antropocentrici forti hanno una fiducia smisurata nel potere umano, nelle tecnologie e, spesso, anche nel potere dell’economia di mercato nello smorzare quei disequilibri che nascono dalla competizione, perno delle moderne società industriali. Oggigiorno la visione forte dell’antropocentrismo è ritenuta anacronistica in quanto le scienze in generale, e l’ecologia in particolare, hanno accumulato una grande quantità di dati a sostegno del fatto che la sopravvivenza dell’uomo su questo pianeta è strettamente legata al suo comportamento e al rispetto che ha e avrà per l’ambiente. Di conseguenza è nato un antropocentrismo più moderato, debole, che si basa sui concetti della conservazione e della sostenibilità e che è divenuto il concetto più diffuso nel mondo moderno.
Potremmo definire con Freud questa visione analoga a quella dell’uomo primordiale che , (cfr La morale sessuale civile ed il nervosismo moderno) “di fatto l’uomo primordiale ignorava qualsiasi restrizione pulsionale . In compenso la sua sicurezza di godere a lungo di tale felicità era molto esigua”. Si contrappone all’antropocentrismo il Biocentrismo–olistico . Derivato dal greco hólos, tutto intero, l’approccio olistico, diversamente da quello individualistico, riconosce una dignità morale solo ai gruppi di individui (specie, comunità, ecosistemi ecc). Il ragionamento di base è pratico oltre che teorico. Se dal punto di vista teorico gli olisti sostengono che il gruppo vale sempre più del singolo individuo (e per questo vengono tacciati di fascismo ambientale dai sostenitori dell’individualismo), dal punto di vista pratico rilevano che l’approccio individualistico pone dei problemi insormontabili nella gestione del territorio. Ammettiamo, ad esempio, che in Africa gli elefanti si stiano riproducendo troppo e che mettano a repentaglio l’esistenza del parco in cui vivono.
Ora, mentre il biocentrismo individualistico non ammette l’uccisione di nessun elefante in quanto riconosce a tutti gli organismi il diritto di vivere, il biocentrismo olistico permette l’abbattimento selettivo di singoli individui al fine di salvaguardare il bene di tutta la comunità. Il biocentrismo olistico nasce dalle idee di un grande famoso ambientalista: Aldo Leopold (1887-1948). Leopold, americano, era un funzionario forestale che aveva il compito di applicare sul campo il principio di conservazione. In pratica sterminava i predatori dell’Arizona e del New Mexico, quali lupi, puma, coyote e orsi grigi, allo scopo di salvaguardare gli erbivori a cui i cacciatori amavano sparare. Meno carnivori in libertà, più cervi e daini da uccidere per diletto: così la pensavano. Ma dopo aver visto lo spegnersi dell’«intenso fuoco verde» negli occhi di un lupo che aveva appena abbattuto, Leopold decise di ripensare profondamente a ciò che stava facendo. La visione della natura non poteva essere così ristretta come quella conservazionista. Leopold iniziò a studiare la natura e a «pensare come una montagna».
Volle avere, cioè, una visione più ampia, che andasse oltre l’antropocentrismo. Capì che la natura era viva perché unita dalla rete dei collegamenti alimentari ed energetici. Il capitolo del suo libro Almanacco di un mondo semplice dedicato alla etica della terra (land ethic) è veramente rivoluzionario. Nel suo breve ragionamento Leopold pensò che se la specie umana avesse riconosciuto il suo ruolo di parte integrante delle comunità ecologiche, avrebbe dovuto automaticamente riconoscere i diritti della natura. L’etica della terra portò una vera novità nel campo della filosofia. Fino ad allora si era parlato di diritti dei singoli individui e l’ambiente era stato sempre trattato come risorsa strumentale del genere umano. La consapevolezza di essere «compagni di viaggio» degli altri organismi viventi implicava ed implica prima di tutto rispetto e poi, con l’etica della terra, l’uomo diventava parte integrante della natura, la quale assumeva un valore in sé e non solo un valore per l’essere umano. Leopold non era un filosofo e per questo fu snobbato da chi considerò il suo ragionamento «una nobile, ma ingenua, supplica morale carente, nel complesso, del sostegno di struttura teorica» .
Eppure la sua visione ispirò tutta una serie di nuovi pensatori tra cui i famosi J.B. Callicott e Holmes Rolston III… Occorre quindi dare una rispettabilità morale ai singoli organismi e, qu questa base, costruire un’etica biocentrica che dia rispettabilità morale anche agli insiemi . Animali e le piante possono avere dei diritti, occorre elaborare un’etica che «del rispetto», una sorta di allargamento di un’etica che già esiste e che riguarda, attualmente, solo gli uomini. Taylor sostiene che è sufficiente sostituire le parole «dignità di uomo» dell’etica attuale con «valore intrinseco», il valore di cui è dotato ogni singolo organismo. Cosa cambia in noi se decidiamo di abbracciare l’etica del rispetto? La risposta, viene da dentro di noi. Innanzitutto si riordina profondamente il nostro universo morale e, così facendo, cambia il nostro atteggiamento nei confronti della natura. Il nostro punto di vista umano diventa secondario e lascia spazio al nostro agire per il bene della natura. La realizzazione dei singoli organismi viventi, spiega Taylor, consiste nel raggiungimento del pieno sviluppo delle loro potenzialità biologiche.
Se il loro bene viene raggiunto dalla pienezza della forza e della salute, il nostro agire deve favorire queste potenzialità. Allo stesso modo il nostro agire deve favorire il bene di una popolazione o di una comunità agevolando il mantenimento del gruppo come sistema coerente (geneticamente ed ecologicamente) cioè come organismi in relazione fra loro. Inoltre il bene deve essere fine a se stesso, deve essere indipendente da qualsiasi principio di utilità o di interesse. Il rispetto diventa quindi il perno su cui si basa un’etica ispirata al biocentrismo , rispetto per la vita e per ogni forma di vita, tolleranza, solidarietà attiva, costituiscono il nucleo etico intorno a cui movimenti come quello della Biodanza si debbono ispirare se vogliono crescere e svilupparsi integrati al principio generatore.