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Dal narcisismo alla coralità: darsi un progetto di bellezza

Decidere di esser parte di una coralità e alimentare responsabilmente dentro di sé questa decisione è un progetto ambizioso e ricco di soddisfazioni, benché non privo di ostacoli. Il primo e più profondo è certamente il narcisismo presente in ognuno di noi. Può esserci una comprensibile resistenza a riconoscerlo dentro di sé, eppure le sue tante manifestazioni sono davvero connaturate all’essere umano. Ogni volta che pensiamo di non aver bisogno di nessuno, ogni volta che pecchiamo di presunzione e arroganza – credendo che nessuno possieda le nostre stesse capacità e competenze – ,  ogni volta che non ci sforziamo di comprendere l’altro – preferendo svalutarlo e colpevolizzarlo – , stiamo esprimendo il nostro narcisismo. Ogni volta che agiamo una di queste modalità ci stiamo difendendo, stiamo reagendo ad una ferita antica. Il mancato riconoscimento di un nostro bisogno affettivo, già nella vita intrauterina e poi nell’infanzia, condiziona profondamente il nostro modo di relazionarci agli altri. Non possedere la consapevolezza di essere portatori di questa ferita, ci porta ad assumere atteggiamenti di difesa e distanza dagli altri, che sono di profondo ostacolo alla costruzione di una coralità. La profonda convinzione che tutto ci sia dovuto, che tutti debbano comprenderci ed apprezzarci, produce un atteggiamento di pretesa nei confronti degli altri, ai quali il nostro bambino interiore chiede di essere risarcito, per non essere stato accolto e amato come avrebbe desiderato. Pensare che anche l’altro è portatore delle proprie istanze, dei propri bisogni può aiutarci a vedere quanto in fondo siamo simili a lui. L’altro non è un nemico al quale far scontare il proprio dolore e dal quale pretendere un risarcimento; l’altro è portatore di una storia, che non conosciamo ma che vibra e si esprime silenziosamente nella relazione che ha con noi. Sappiamo decodificarla quella storia? Siamo in grado di rispettarla, o conta poco solo perché non è la nostra?

La coralità: via d’accesso alla bellezza esistenziale

Essere parte di una coralità significa decidere di affrontare la morte di alcune nostre parti velenose: del nostro narcisismo, del nostro Assoluto, del nostro bisogno di essere risarciti e riconosciuti. Essere parte di una coralità significa accettare di perdere delle parti disfunzionali e castranti, per aprirsi alla rete della Vita e alla gioia della condivisione e dell’amicizia. Per entrare in una dimensione corale, occorre mettersi in discussione, crescere e trasformarsi; ed è proprio la coralità, che fornisce l’energia necessaria alle tante trasformazioni, che i singoli devono effettuare. Decidere responsabilmente di esser parte di una coralità, implica un impegno con se stessi a riconoscere le grida di dolore del bambino dentro di noi, e a imparare a rassicurarlo, a prenderlo per mano e a persuaderlo che non gli accadrà nulla di male. La coralità rompe la sensazione di solitudine e isolamento, nella quale spesso il dolore ci confina. Cresciamo con il pensiero vittimistico e megalomanico di essere gli unici a conoscere la sofferenza e questo ci rende insensibili e sordi al dolore degli altri. La coralità ci dà l’opportunità di uscire dalla nostra torre di orgoglio e presunzione e ci rende empatici rispetto ai vissuti altrui. All’interno di essa, attraverso la conoscenza dei tanti Altri, conosciamo profondamente noi stessi, le nostre varie parti e impariamo ad amarci di più e ad amare di più coloro che percorrono il cammino al nostro fianco. Essere in una coralità significa lasciarsi attraversare e fecondare da quei tanti Altri che ne sono parte, così diversi e allo stesso tempo così simili a noi. La dimensione corale rappresenta una vera e propria scelta di campo: il passaggio dalla logica dell’individualismo e del faccio tutto io alla logica della collaborazione, della condivisione e dell’amicizia. Uscire dal proprio narcisismo, dal proprio egoismo, per aprirsi ad una dimensione corale, significa darsi un progetto di bellezza: accedere alla bellezza immortale, frutto delle continue e sofferte trasformazioni individuali e corali. Nella coralità abbiamo davvero l’opportunità di crescere, di decidere di mettere da parte il nostro orgoglio ferito, il nostro desiderio di rivalsa , insieme alle tante menzogne che ci raccontiamo. Nella coralità possiamo trasformarci da vittime ad artisti, che sanno creare dal proprio e dall’altrui dolore nuove possibilità; artisti che sanno riconcepirsi infinite volte, guidati dal progetto di bellezza di arrivare al centro di se stessi – oltre tutte le maschere e le corazze – dove potersi osservare e riconoscere profondamente.

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