La creatività nasce da una dimensione superiore, da una sorgente originaria da sempre connaturata all’uomo, dalla quale scaturisce e scorre senza fine.
Per tuffarci in questa dimensione dobbiamo solamente essere disposti ad abbandonarci, restare in silenzio ed aprirci. L’impronta socioculturale del nostro tempo ha tuttavia fortemente assecondato la componente razionale al punto da motivarne il sopravvento sulla componente istintiva ed intuitiva. Questo squilibrio evolutivo ha contribuito a generare disarmonia ed un progresso tecnologico spesso in disaccordo con l’ambiente e le reali necessità dell’uomo; esso infatti si è venuto a trovare sempre più discosto dalla sua condizione naturale e dalla vera qualità di vita, finendo per vacillare in una realtà in cui mancanza di ispirazione ed estro creativo hanno causato la crisi di orientamento di quest’epoca. Il pensiero creativo può dunque rifiorire soltanto se gli emisferi cerebrali – quello sinistro, razionale analitico e quello destro, immaginifico intuitivo – ritornano a lavorare in sincronia, ma questa condizione, che in via di principio persegue una legge cosmica basata su canoni di perfezione, ordine ed armonia, si realizza di norma secondo una progressione molto lenta e discontinua.
Dimensioni infantili Durante la prima infanzia i bimbi si nutrono ancora spontaneamente da questa sorgente originaria. Essi vivono la propria realtà con disinvoltura e semplicità, si immergono in profondità e istante dopo istante diventano un tutt’uno con ciò che stanno facendo. Tutti i bambini portano in sé il dono della creatività poiché razionalità e logica non si sono ancora imposte come valenze dominanti, perciò la loro mente è ancora libera, non rinchiusa cioè in strutture e schemi vincolanti. Essi SONO, semplicemente – e come tali sono aperti nei confronti di tutto ciò che incontrano senz’ombra di pregiudizio. Soltanto in seguito al processo di socializzazione essi perdono contatto con la loro sorgente creativa e con essa la capacità di pensare per immagini e di agire intuitivamente. Ciò li allontana dalla varietà e ricchezza delle esperienze psicofisiche portandoli nella dimensione del “sapere a tutti i costi”, dove ogni verità va accettata per assunto senza possibilità di confronto con l’esperienza personale, unica e basilare portatrice di conoscenza. Ciò non significa ovviamente che il sapere debba necessariamente scaturire dalla nostra natura fisica, ma bensì che questa non può essere disgiunta da quella psichica senza evitare che la mente elabori in senso speculativo e si rifugi nei circoli viziosi delle illusioni.
“Mens sana in corpore sano” sostenevano i latini, il rapporto mente-corpo è quindi indissolubile, così come lo è l’idea con l’esperienza fisica. Ma se l’idea non è trasportata nel mondo fisico essa perde di valore poiché non genera alcuna innovazione, non potrà esservi cioè nessun cambiamento al di là del tentativo di migliorare ciò che già esiste. Ciononostante, per ripulire la mente dai suoi schemi mentali non è strettamente necessario ripartire dall’esperienza fisica, non siamo obbligati cioè a rimettere le mani sul fuoco per capire che scotta, poiché esistono delle tecniche in grado di ricondurci su un piano di apprendimento intermedio tra la realtà fisica e quella psichica. Questa realtà viene definita piano onirico e costituisce non casualmente un ponte di collegamento tra conscio ed inconscio, tra realtà (o verità) consapevole e realtà inconsapevole. Le persone che riescono ancora ad accedere in modo giocoso a questa dimensione sono effettivamente in grado di attingere da essa, nonostante ciò avvenga in modo inconsapevole cioè non cosciente. Guidati dalla giusta tecnica, invece, questo tipo di apertura può realizzarsi anche in stato di assoluta veglia – su questo livello di coscienza – ripristinando così la capacità di ricevere nuove informazioni secondo un concetto di apprendimento utile e condivisibile nel quotidiano.
Dimensione onirica Questa dimensione è collegata ai sogni nei quali viviamo esperienze spesso così pregnanti e coinvolgenti da sembrarci reali. Le nostre esperienze oniriche generano da un livello profondo in cui i processi mentali razionali non hanno più alcuna influenza e si definiscono perciò pure in quanto capaci di insinuarsi profondamente nella nostra anima per nutrire il nostro sapere, la nostra creatività e la nostra visione del mondo. Persone particolarmente creative come gli artisti e gli inventori, vedono, sentono e percepiscono a un livello molto più profondo; sono un po’come i bambini, in cui l’accesso a questo piano superiore è ancora aperto e… su questa dimensione, la creatività costituisce la regola non l’eccezione! Quante volte accade che proprio i sogni notturni, ma anche quelli che si fanno ad occhi aperti o i lampi di genio, siano veicolo e ispirazione per idee originali e utili come la realizzazione di quadri, brani musicali, rappresentazioni plastiche, ma anche per invenzioni o eventi riferiti alla gestione della vita quotidiana. Presupposto fondamentale per l’attivazione dell’intuito e quindi della creatività, è lo sganciarsi dal pensiero rinchiuso negli schemi mentali e dal modello comportamentale “azione-reazione”, tipici della nostra tradizione e cultura.
Solamente il giovane di spirito riesce a liberarsi dai condizionamenti, poiché disposto a liberarsi da modelli di pensiero e dogmi inibitori per trovare la via di accesso all’intelligenza universale. La gioia di creare Assumersi la responsabilità di creare, ascoltare e seguire la propria intuizione, integrare nel quotidiano messaggi e segnali che giornalmente ci raggiungono assegnando loro la giusta importanza ed espressività: tutto ciò costituisce la chiave per accedere liberamente alla nostra sorgente creativa. Naturalmente non ci si deve limitare a restare sul piano della creatività mentale, dobbiamo anche metterla in pratica e attraverso l’azione concreta portarla nella realtà fisica. Solo in questo modo infatti essa assume la giusta rilevanza, creando nel contempo la risonanza necessaria per mantenerci aperti a quella dimensione. La creatività richiede anche coraggio: coraggio di esporsi e di mostrare le proprie conquiste e la propria gioia. La ricompensa si manifesta in una migliorata qualità di vita che, ad opinione di chi sta scrivendo, è l’unico vero indice di sana creatività.