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Illuminazione, esperienza duale e esperienza non duale

Quando si parla di illuminazione le persone storcono spesso la bocca e reputano impossibile, delle volte addirittura presuntuoso e assurdo desiderare o ritenersi abilitati a realizzare questa consapevolezza. Tuttavia, per quanto difficile sia la meta, essa è anche la cosa più semplice, lo stato più naturale che la persona può sperimentare. Per capire questo dobbiamo prima comprendere qualcosa su ciò che noi non siamo. Quando ci chiediamo: “Chi sono io?”, nella maggior parte dei casi, la risposta sarà data da una logica mentale ed intellettiva: “Beh, è ovvio che io sono io!”, “Io sono un insieme di elementi”, “Io sono una persona buona, ma delle volte posso perdere la pazienza”. Tutte queste e moltissime altre, sono le idee che noi abbiamo accumulato su ciò che siamo. Ma la domanda non è “Cosa pensi su te stesso?” ma “Chi sei veramente?”, “Chi sta pensando, parlando, guardando, riflettendo?” Esiste una sostanziale differenza fra questi due aspetti: chi uno è e cosa egli pensa di essere. L’illuminazione è la consapevolezza di ciò che noi siamo realmente. Se ci fermiamo un attimo a riflettere su queste ultime osservazioni, possiamo intuire qualcosa di interessante: noi ci siamo sempre! Indipendentemente da quanto siamo coinvolti, distratti e identificati in pensieri, e con le etichette, consce e inconsce della mente, noi, ossia colui che pensa e fa le cose, ci siamo sempre.

Il problema principale per chi desidera conoscere la propria vera natura è la difficoltà nell’abbandonare ogni concetto per conoscere solo l’entità primordiale o vera essenza di se stesso. L’illuminazione è lo stato puro, la conoscenza non processuale di chi veramente uno è. Nella maggior parte dei casi le persone esplodono in un pianto o una risata liberatoria. La consapevolezza e Verità ritrovata da vita a moltissime nuove comprensioni sulla vita, le relazioni, il proprio ruolo nell’esistenza. La visione delle cose cambia inevitabilmente e più o meno stabilmente in base alla profondità dell’esperienza stessa. Ma come distinguere l’Illuminazione da altre esperienze simili? Non è sempre così facili, soprattutto se si è soli nella ricerca. Tuttavia, ciò che differenzia l’illuminazione da altre cose, è l’assenza di separazione. Se la persona vive un’esperienza spirituale profonda, diciamo che si sente di amare tutto l’universo e si percepisce avvolta da una luce bianca e pura che compenetra ogni cosa, noi potremmo essere portati a credere che si tratti di un’esperienza di Illuminazione.

Non è nostro compito giudicare l’esperienza ma capire se vi è stato un momento in cui non c’erano processi di alcun tipo. Luci, sentimenti, percezioni, includono un processo tra l’oggetto in questione e colui che lo sperimenta. Nello stato unitario di illuminazione ogni processo si annulla. Proprio per questo motivo rimane impossibile da definire l’esperienza di unità. Ogni spiegazione darebbe un significato a qualcosa in cui non vi sono significati. Ciò nonostante chi ha sperimentato l’illuminazione ha compreso che esiste una Verità eterna al di la della propria mente. Comprensioni più profonde portano l’individuo a riconoscere se stesso in questa Verità. Alla domanda: “Chi sono io?” ne consegue una consapevolezza impersonale e a temporale. “Io sono io”, “Io sono Dio”, “Io sono tutto e nulla”, “Io sono l’eterno”, “Io sono silenzio infinito”, sono alcune realizzazioni possibili. È importante notare che la realizzazione non è logica ma esperienziale e che non è lo stato di unione ma solo un modo per esprimerlo. Vorrei portare la vostra attenzione sulla frase citata sopra in cui affermo: che una comprensione più profonda dell’illuminazione porta a conoscere chi uno realmente è.

Questo aspetto è centrale. Voi potreste avere delle illuminazioni ma non comprendere chi siete veramente. A questo punto potrebbe giungere una domanda: ma che importanza può avere sapere chi si è se si è già avuta l’illuminazione. Se voi foste in uno stato stabile di consapevolezza non ci sarebbero problemi poiché voi sareste sempre ciò che siete, Dio, un entità cosciente non separata dal tutto. Tuttavia la realtà è che viviamo separati dalla Verità. Questo accade perché continuamente crediamo a ciò che non siamo. Per lo stesso motivo, anche dopo esperienze spirituali profonde, anche di illuminazione, noi ricadiamo indietro. Divenire coscienti di CHI o COSA si è, rappresenta una condizione di maggior coscienza della Verità. In termini pratici, vuol dire accettare la Verità stessa. Nel momento in cui avviene tale realizzazione, la Verità sperimentata non viene separata da se poiché è ciò che si è. Nel caso tale realizzazione non avvenga, l’illuminazione rimarrà sospesa in attesa di un più completo riconoscimento, una più intima compenetrazione che noi chiamiamo anche annullamento dell’io separato.

Nella realizzazione sulla domanda “Chi sono io?” la persona si troverà naturalmente costretta a confrontare molti elementi separatori: come faccio io a credere di essere Dio?, come faccio io a essere tutto? Come faccio io a essere eterno? Nel momento in cui questo io smette di chiedersi, separarsi e considerare se stesso come centro dell’universo, l’illuminazione viene integrata. Affermare “Io sono Dio”, sarà naturale e sincero. È la verità. Da questa presa di coscienza, non solo uno capisce veramente chi egli è, ma non perde questa consapevolezza.
L’illuminazione è in fine l’unico modo per capire chi siamo realmente.

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