melanconia_depressione

Qualè la migliore soluzione per fronteggiare melanconia e rimpianti?

Amare le proprie scelte.

Secondo il filosofo Nietzsche, per fronteggiare efficacemente melanconia, depressione e rimpianti, è necessario l’Amor Fati (amare il proprio destino), che significa essere nelle proprie scelte, esserci fino in fondo e rinunciare a quel sottile piacere masochista, di dover ogni volta rimettere tutto in discussione. Amare le proprie scelte significa arrendersi all’idea che la vita che non abbiamo vissuto (ma che nella fantasie melanconiche continuiamo in segreto ad inseguire), semplicemente non si è realizzata, o non era quella giusta per noi. Qualunque sia la propria posizione o opinione – fatalista o creazionista – quella vita non esiste. Forse dovremmo avere il coraggio e l’onestà di affermare, che semplicemente non l’abbiamo voluta. Qualche amante del film “Sliding doors” e inguaribile melanconico, potrebbe a questo punto eccepire: “si, è vero, non l’ho voluta. Però è stato un grave errore. Avrei dovuto scegliere la porta di destra, invece che quella di sinistra“.

Ma il vero errore, è considerarlo un errore. Considerare un errore le scelte che abbiamo compiuto, non solo non cambia le cose, ma oltretutto apre inesorabilmente la strada al rimpianto, al rimorso, alla nostalgia di una vita “altra”. E invece di renderci liberi, crea nuovi schiavi dell’altrove.

E guardandomi intorno, purtroppo vedo tanti nuovi schiavi dell’altrove: individui in eterna attesa come nel dramma di Beckett Aspettando Godot:  in attesa di un luogo o di un tempo finalmente “giusto”. Il momento “giusto” per sposarsi, il momento “giusto” per trovare un nuovo lavoro o realizzare un proprio progetto, il momento “giusto” per essere felici. Individui senza pace, che non appartengono (e non riescono ad appartenere) al proprio spazio e al proprio tempo, che vorrebbero essere sempre da un’altra parte o in un altro momento, e per i quali questo momento o questo luogo non sono mai quelli “giusti”. Eterni insoddisfatti, angosciati e divorati da un immensa avidità, incapaci di essere “dentro” le proprie scelte e incapaci di amare le proprie decisioni.

Lo stesso problema se lo poneva Shakespeare, un’altro amante della melanconia, quando fa interrogare Amleto: “Essere o non essere, questo è il problema. Se sia più nobile sopportare le percosse e le ingiurie di una sorte atroce, oppure prendere le armi contro un mare di guai e, combattendo, annientarli“. Nietzsche non ha dubbi: Nietzsche ha certamente preso le armi contro un mare di guai, ha affermato se stesso, e in questo modo ha preso decisioni, operato le sue scelte, definendo il proprio destino e decidendo di amarlo.

Non possiamo non amare il nostro destino, non fosse altro perchè è l’unico che abbiamo ed è l’unico in grado di realizzarci profondamente. La malinconia dell’altra vita, quella dello Sliding doors, è invece l’espressione del nostro masochismo e dell’odio profondo verso noi stessi. Per Nietzsche l’Amor Fati è l’accettazione e l’amore per tutto quello che accade nel mondo, per come esso viene e per come si presenta. Nulla di ciò che accade è negativo, ma anzi è da amare e da accettare entusiasticamente.

A questo punto, il solito amante di Sliding doors potrebbe obbiettare: “ma se dobbiamo imparare ad amare il nostro destino, come il migliore che ci poteva capitare, allora significa che tutte le scelte che abbiamo fatto sono le più giuste, le migliori in assoluto?“. In senso dialettico, si.

Sostenere o pretendere di compiere soltanto scelte giuste, lo so, è un’assurdità. Ma anche torturarci per gli errori del passato non è soltanto un’assurdità, ma è anche particolarmente demoniaco e vendicativo. Compiere una scelta, significa sempre rinunciare a tutte le altre, e compiere errori è inevitabile.

E se proprio non siete ancora convinti, riflettete sulla chiosa di Montanelli quando afferma: “Io non trovo mai nessuna difficoltà ad ammettere di essermi sbagliato perché sono convinto che l’infallibilità sia un’esclusiva di Dio e degli imbecilli.

 

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