Manifesto per una Comunità

Un cammino di evoluzione personale non può prescindere da una solida e concreta radice nell’amore per se stessi. La promozione del proprio benessere e la tutela della salute si fondano non soltanto sull’eradicamento della malattia, ma soprattutto sullo sviluppo di competenze specifiche. Quali ad esempio quelle che permettono all’individuo di sentirsi partecipe del dipanarsi della propria esistenza e che riducano il senso di impotenza personale. Ma nel corso di questo cammino di sviluppo, l’individuo che ha imparato ad amarsi realmente e concretamente, giunge ad un importante presa di coscienza. Ovvero che la ricerca della felicità “individuale” è una mera illusione. La felicità invece si misura soltanto all’interno del territorio esistenziale in cui vive quella persona. In altre parole, la felicità è una competenza necessariamente condivisa, distribuita nell’ambiente circostante. Come può un uomo essere felice se la sua compagna o il figlio sono infelici? Come può un atleta essere felice se la sua squadra soffre? Come può un cittadino essere felice se la società, invece di vivere in pace, è in stato di guerra? La nostra felicità inevitabilmente si colloca non solo dentro noi stessi, ma anche dentro il nostro ambiente.

Quanto più il nostro ambiente è inquinato da rabbia, sofferenza, rancori, vendette, tanto meno sarà possibile essere felici. A questo proposito suggerisco la lettura dell’articolo “La felicità è altamente contagiosa”, pubblicato da ‘La Repubblica’ e riferito ai più recenti studi di Università americane, e che può essere reperito cliccando qui: La felicità è altamente contagiosa
Che la comunità avesse un ruolo positivo nel sano sviluppo dell’individuo era già stato dimostrato sia dai numerosi studi di Etnografia e di Antropologia Culturale, ma anche dalla Psicologia di Comunità. Gli studi di antropologi come Malinowski e Mead, hanno dimostrato la straordinaria potenza ‘curativa’ che il proprio nucleo sociale esercita sugli individui che vi appartengono. Come ad esempio nella cerimonia del ‘Bilo’ in Madagascar, dove un individuo guarisce dal malocchio – e da tutti i gravi sintomi fisici associati – attraverso il rito di elezione a Re per due settimane.

Lo sviluppo di un sé Corale
Lo sviluppo di un Sé Corale, accanto al Sé Personale, è quindi un passaggio non solo necessario, ma assolutamente indispensabile nel percorso di evoluzione. E’ come se fossimo intimamente programmati a costruire una felicità condivisa e collettiva, all’interno della quale trovare risposte comuni ai bisogni di solidarietà, sostegno reciproco, condivisione, amicizia, cooperazione, ecc. Ogni individuo, accanto a bisogni individuali di sicurezza fisica ed emotiva, ai bisogni di calore, affetto e amore, accanto al bisogno di svilupparsi pienamente, di evolvere spiritualmente ha certamente anche bisogno di uscire dal proprio egoismo, di sentirsi utile agli altri, di percepirsi stimato dentro una comunità, di contribuire all’altrui felicità e di sentirsi in profonda e armonica connessione con l’ambiente-pianeta e con il proprio universo. Sviluppare consapevolmente il proprio Sé Corale non solo significa affermare di aver già ricevuto tanto dalla vita e percepirne una gratitudine concreta e fattiva (tanto da svilupparsi verso gli altri), ma anche imparare ad agire come un super-organismo che ha dei valori e interessi condivisi. Significa imparare a sviluppare competenze in direzione di una volontà comune e di un senso di appartenenza reciproca e affettivamente sentita. Ne consegue che l’identità di un soggetto è il risultato dell’aggregazione armonica di componenti individuali e componenti collettive e sociali, che sono fondamentali per sviluppare un cultura e una visione del mondo condivise.

Ciò significa che è importante sviluppare, accanto al proprio bisogno di libertà anche il bisogno di appartenenza, e accanto al proprio bisogno di auto-realizzazione anche il bisogno di etero-realizzazione di squadra. La comunità partecipa alla formazione e al consolidamento dell’identità attraverso una storia condivisa, ideali, tradizioni e costumi. Una dimensione comunitaria implica tipicamente la condivisione di un sistema di significati, come norme di comportamento, valori, una storia comune, la produzione di opere.

I benefici della Coralità
Secondo la nostra visione dell’Istituto Solaris, la partecipazione ad una comunità e lo sviluppo del proprio Sé Corale possono essere visti ed interpretati a due importanti livelli. Ad un primo livello che chiameremo ‘personale’, armonizzare gli obiettivi individuali con gli obiettivi comuni e di cooperazione consente di percepire il senso di protezione offerto da una rete tessuta da relazioni cariche di senso, e di ottenere sostegno e tutela in caso di traumi. A questo livello la coralità offre una gestione condivisa della “fatica della vita”, affrontando in modo cerimoniale e distribuito i passaggi esistenziali: i lutti e le malattie, ma anche passaggi di crescita quali il matrimonio, il servizio di leva, il pensionamento, nuove nascite, ecc. Non solo. La coralità è anche il necessario strumento per la realizzazione di progetti che altrimenti – individualmente – sarebbero impossibili. Dalla costruzione di grandi opere di architettura, passando per tutte le opere collettive composte da “team”, fino alla bellezza creata dalle grandi orchestre sinfoniche.

Ad un secondo livello che chiameremo ‘spirituale’ invece, la coralità rappresenta invece il contributo necessario all’individuo per uscire dal bozzolo del proprio individualismo. Orientandoci su ciò che ci accomuna – invece e su ciò che ci divide – ci avviciniamo all’Uno Universale. In questo senso, la Coralità è preziosa per sentirsi profondamente connessi con l’Universo, per avere l’opportunità di confrontarsi con il proprio narcisismo e le proprie pretese teomaniche. L’Altro diventa quindi portatore di una nuova realtà con la quale crescere in una vera dimensione di Amore, Verità, Libertà e Bellezza. Ognuno di questi valori di riferimento ha una fondamentale accezione ‘plurale’, che qualora fosse esclusivamente ‘singolare’ rischierebbe di tornare ad essere una menzogna dell’assoluto. L’Amore è tale in una dimensione condivisa e di dono. E così la Verità, che quando è ‘singolare’ rischia di essere sinonimo di dogma, intolleranza, dittatura. La Libertà, che per essere veramente tale, ha necessità di confrontarsi e misurarsi con la Libertà dell’Altro. E infine la Bellezza che non è mai autocelebrativa o narcisistica, ma frutto di condivisione e di partecipazione collettiva. A livello spirituale quindi – quello che cerchiamo di sviluppare nel nostro Istituto – l’Altro è il dono che riceviamo dall’Universo per specchiarci, per trasformare il nostro orgoglio, per apprendere il senso dell’onestà, del dono autentico, della rettitudine, del senso di connessione con il mondo, della tolleranza e dell’amore per i limiti nostri e degli altri.

L’accettazione dei limiti
E questo è il passaggio più difficile e doloroso nel cammino per lo sviluppo di un Sé Corale: l’accettazione dei limiti. Agire reciprocamente nei confronti degli altri, l’appartenenza e la condivisione di ideali comuni, possono essere soltanto pie illusioni e parole vuote, se non sono il risultato di importanti processi di cambiamento interiore del proprio egocentrismo. In mancanza di reali processi di trasformazione, queste spinte verso l’Altro non saranno mai il frutto di un autentico senso di connessione super-organismica: ma rischiano piuttosto di essere soltanto sopportazione, sacrificio, elemosina caritatevole, e in fin dei conti solo un altro modo per ingigantire il proprio naricisismo e autocompiacimento.
Lo sviluppo di un Sé Corale richiede la percezione di una vera identità comune, di un autentico senso di connessione, di un intenso amore verso le differenze, verso le disuguaglianze, di un profondo rispetto delle divergenze e delle eterogeneità. Il Sé Corale sviluppa la sua straordinaria ricchezza nella brulicante varietà, nel multiforme, nel cangiante policromo e multicolore della Vita.
I limiti dell’Altro sono quindi quel confine doloroso con cui doverci confrontare e far crescere la nostra capacità di saper accogliere e saper amare. Nei limiti dell’Altro abbiamo l’opportunità di amare il valore profondo dell’Altro: l’immenso dono che riceviamo per imparare ad amarci anche con i difetti, le miserie, le nostre umane imperfezioni.

La Comunità di Solaris
È questo un cammino che, se da una parte può essere realizzato soltanto in un’intera esistenza, dall’altra sentiamo il desiderio di proporlo nella Comunità del nostro Istituto. Munendoci di tutta l’umiltà che un tale ambizioso progetto necessita, abbiamo tuttavia l’aspirazione a proporre un cammino comune: con una mano rivolta ad una Spiritualità laica e mai ideologica o esoterica, e con un altra rivolto alla crescita e all’evoluzione della Persona. Attraverso l’agire creativo ed artistico del Sé Corale, proponiamo – a chi percepisce una analoga sintonia di ideali – di far parte della nostra Comunità in crescita, portando se stessi, la propria libera partecipazione, il proprio pensiero ma anche la propria affettività, la propria ricerca interiore e i propri sogni. Benvenuti!

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