La vita intrauterina è una vita paradisiaca o è una vita traumatizzante? La vita intrauterina è una vita paradisiaca o è una vita traumatizzante?

Faccio mia questa domanda di Antonio Mercurio per invitarvi a vedere e a leggere in questa chiave “Ritratto di Signora”, il nuovo film della regista Jane Campion della quale, in un Weekend Intelligente di tre anni fa, abbiamo imparato ad amare il film “Lezioni di piano”. Il ritratto che prende lentamente forma nella trama di questo nuovo film, liberamente ispirato ad un romanzo di Henry James, è il ritratto pieno di dolore di una donna a cui la vita ha donato bellezza, temperamento ed intelligenza non comuni e che ,tuttavia, si ritrova nella prigione di un matrimonio tetro e privo di affetti, sottoposta agli umori sadici e tirannici di un marito egoista che, non contento di essersi impossessato della sua ricchezza, cerca di succhiarle l’anima e di toglierle quella poca voglia di vivere che ancora le resta. In quella prigione riesce tuttavia a scoprire una verità sconosciuta e dolorosa: il marito può divorarla solo se lei glielo consente. E’ la verità che le apre un varco sulla conoscenza della sua parte oscura e scissa: la parte che non vuole nascere, che vuole rimanere avvinta nell’incesto intrauterino con la madre che l’ha divorata e dalla quale, in odio contro la vita, continua a farsi mangiare per sentirsi vittima, per non sviluppare in modo adulto e creativo la sua vera identità femminile.

. La placenta che ancora la avvolge e la nutre è, nelle sequenze iniziali del film, stupendamente raffigurata da quella galleria di volti e corpi femminili che popolano un universo in sintonia con le leggi della natura, totalmente pago di se stesso, una sorta di albero genealogico e planetario del potere materno che nutre, contiene e trattiene a sé con i richiami, i multiformi aspetti e le mille seduzioni dei suoni delle origini. In quell’alveo Isabel , la protagonista del film, si sente protetta dal cerchio riassicurante dei fossati , che le impedisce di vedere quanta bellezza può creare come donna e le impedisce di conoscere le leggi che governano tale processo artistico creativo. Eppure quella placenta contiene tutte le informazioni che le sono necessarie per liberarsene, per rivivere quell’abbraccio, per trovare la via d’uscita dai vissuti più traumatici di quel tempo sconosciuto che ha tagliato, frantumandolo, il purissimo diamante della sua vera bellezza. Con il matrimonio la protagonista inizia il suo doloroso viaggio nella vita intrauterina, decisa a smascherare la sua simbiosi mortifera e a scioglierla.

Prima di entrare nel gorgo labirintico di questa tela di ragno che la intrappolerà nella più totale disperazione, Isabel si difende strenuamente con la maschera del femminismo, la sua identità femminile fallica che, agguerrendo la sua volontà e la sua mente e raggelandole il cuore, la protegge dall’angoscia di scoprire tutto il male che si porta dentro. Isabel Archer, una giovane americana rimasta senza genitori, viene accolta con affetto nella casa degli zii in Inghilterra dove, inspiegabilmente, rifiuta la proposta di un matrimonio molto vantaggioso con un lord inglese innamorato di lei. Entrata successivamente in possesso di una grossa fortuna donatale, a sua insaputa, dal cugino malato che spera con tutto il cuore che Isabel ‘ sposi’ soprattutto il desiderio di dar vita alla bellezza e alla ricchezza della sua anima, decide di viaggiare per conoscere i tesori d’arte dell’ Italia e dell’Egitto. Il suo viaggio si interrompe sotto il sole abbagliante delle Piramidi quando le esplode dentro, con la forza di un’eco amplificata a dismisura, il ricordo della seduzione fatale di Osmond , il vecchio amante di madame Merle, che quest’ultima le ha fatto conoscere con un inganno durante la sua permanenza a Firenze, nell’intento di distruggere lo splendore della sua giovane e promettente vita.

. E’ un uomo che di maschile ha solo il nome, dominato com’è dal piacere malsano e da una voglia di potenza che esercita indifferentemente su persone ( come la figlia Pansy), oggetti e situazioni . Si rivelerà per quello che è facendola entrare, dopo il matrimonio, in un abisso di sofferenze e di umiliazioni, in un deserto di solitudine orgogliosa, nel quale l’unico contatto autentico sarà per Isabel quello con l’amore del cugino Ralph, che agisce dentro e fuori di lei. Il ritorno dall’Egitto segna la fine della sua indipendenza , del suo ardente desiderio di viaggiare per il mondo in luoghi reali, segnalati sulle mappe geografiche e nei libri di storia per la bellezza delle loro opere d’arte e dà inizio ad un altro viaggio, tormentato ed angoscioso, nel suo mondo interiore, viaggio che Isabel sceglie di sua volontà addentando la bella mela avvelenata offertale dalla strega, madame Merle. Dopo essersi nutrita di tanta luce , quella stellare del cosmo e quella umana dell’arte , entra nel buio di un mondo sconosciuto e ignoto alla scienza dei rilievi cartografici , che si rivela popolato di mostri, di figure manipolatrici, di ferite traumatiche.

E’ un museo della bruttezza e del dolore, un luogo inaccessibile alla memoria, sepolto nelle profondità abissali del suo inconscio esistenziale, dove sono custodite le parti rimosse e negate che la tengono ancora prigioniera del mondo intrauterino, avvolta nell’abbraccio mortale di una placenta che le avvelena la vita e la rende incapace di aprirsi all’amore di un uomo. Isabel ha varcato la “vietata linea d’ombra”, quella che le impedisce di riattraversare e di conoscere la sua decisione di non crescere per restare odiosamente legata agli eventi traumatici che hanno accompagnato il suo concepimento e la sua gestazione dentro l’utero materno, legandola ad una madre divorante e seducente al tempo stesso. Da quella decisione hanno avuto origine il gelo e la durezza del suo cuore, la cecità del suo orgoglio ferito, le pretese e l’ingratitudine per i doni ricevuti., la necessità di porsi come vittima sacrificale, l’impossibilità di donarsi ad un uomo ed il materno che produce frutti morti. Attingendo a tutta la forza che le viene dal dolore di tale scoperta e dall’amore per il cugino morente, Isabel riesce con arte e con coraggio a non fare più la vittima, a non andare in pezzi ma a spezzare il perfido incantesimo, a conoscere la verità dell’inganno e del dono dopo l’incontro e l’integrazione con la s ua parte infantile e vendicativa (Pansy) che non vuole crescere per rimanere avvinta nell’incesto intrauterino.

Riesce infine a piegare e a trasformare creativamente l’invidia e la malvagità della strega. Tornerà in Inghilterra contro il divieto minaccioso del marito, spogliato ormai della sua onnipotenza e visto nella sua reale avidità , per compiere un nuovo viaggio dentro se stessa e dentro le sue parti luminose iniziando dalla sua decisione di amarsi, di chiedere perdono al cugino, di aprire il suo cuore alla possibilità di amare e di essere amata vincendo la paura di morire, per far finalmente risplendere la ricchezza e la bellezza della sua anima. In Inghilterra riceve una nuova proposta di matrimonio da Edward, il giovane americano che, con tenacia e fiducia, l’ha seguita ed attesa ogni volta che Isabel fuggiva da lui per il suo bisogno di viaggiare , di conoscere e di conoscersi. Il viaggio è terminato: dall’America è partita ed in America può finalmente ritornare! E’ il continente nuovo, è la sua capacità di lasciare il vecchio per il nuovo, è la possibilità di saltare il fosso, di scrollarsi definitivamente di dosso la placenta , di affrontare il vuoto, il rischio, l’ignoto per il nuovo mondo.

E’ una luce che si accende dentro e la illumina come il sole abbagliante delle Piramidi. E’ la richiesta che le viene dal suo Sé di liberarsi in modo definitivo del dolore del passato, utilizzandone l’energia preziosa per unificarsi, nascere alla sua identità adulta, non più scissa, di donna. La conclusione del film non ci dice se Isabel accetterà quella proposta.. Ma la fortissima emozione che io ho sentito nel vederla girare su se stessa davanti alla luce che si accende nello specchio interno della casa, in cui ha attraversato tutta quanta l’angoscia di morte per ciò che era stata nella sua vita, e nel vederla volgere le spalle al nulla nel quale sta per entrare, mi fa sperare e credere che Isabel saprà trasformare l’immenso dolore provato per la morte del cugino nella sua vera ricchezza, traendo il meglio da sé ed il meglio per sé.

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