Perdonare: perchè?

Nascere spiritualmente come figli della Vita e figli dell’Universo.

Perdonare per ri-nascere ancora. Perdonare è una capacità poco valutata, poco pubblicizzata e poco presente nel palcoscenico delle emozioni che vediamo rappresentate ogni giorno. Lo vediamo nei rapporti con i colleghi, lo vediamo nella lettura dei quotidiani, lo vediamo nei rapporti di coppia, lo vediamo nei messaggi trasmessi dai media e negli slogan che pubblicizzano prodotti di consumo. Il perdono è una qualità di cui ci si prende poco cura. Chi è che deve prendersi cura di questa qualità? La risposta è semplice…l’uomo …anzi ogni uomo. E perché dovremmo agire un simile potere? E’ difficile trovare intorno a noi dei motivi validi, se seguiamo la corrente delle emozioni che – come la rapide dei fiumi – si muovono frettolose e violente in tanti ambiti del quotidiano non riusciamo proprio a trovarlo un appiglio di giustificazione. E forse molto più semplicemente “non ce n’è”. Nella mia esperienza di vita sto percependo sempre più la sensazione – intorno al perdono – di trovarmi in un terreno molto intimo e molto delicato. Immaginiamo di fare un viaggio nella nostra storia personale, quella che noi siamo oggi in grado di poter descrivere e senza tralasciare la rabbia e il desiderio che spesso ci prende di essere risarciti.

Rabbia verso chi? Risarciti da chi? Io non so voi chi avete come debitori e colpevoli…io nella mia storia ne ho trovato uno ( o meglio una ) che mi garantiva la sua presenza costante. Ero in debito con la vita ed essa era colpevole perché continuamente non mi dava quello che io volevo. Chissà a quanti succede. Molti hanno nel partner il loro pungball, altri nel datore di lavoro, chi vive in zone di guerra l’ha con chi li bombarda e li uccide, chi vive in zone povere del mondo l’ha con tutti quelli che rubano ciò che spetta anche a loro, chi è debole e malato l’ha con i medici che non trovano la cura e contro tutti quelli sani che godono della salute negata a loro, stamane ero all’INPS e ho visto persone portatori di proprie guerre personali contro il sistema. Tutti ce l’abbiamo…- ognuno nel nostro modo specifico- … contro qualcuno. E allora che fare? Combattere? Beh si …combattere è una buona idea. Ma in che modo? E per quale scopo finale? Quante volte i nostri motivi di risentimento sono legati al desiderio puro e secco della vendetta? A me succede sempre. E questo mi fa comunque pensare.

Penso che in questo modo io sono – in buona sostanza – legato ad un palo dal quale non mi muovo. Questo palo è un luogo del mio animo in cui continuamente io elaboro scenari di complotti ai miei danni e continuamente programmo fantastiche rivincite. Sono libero? No! Non lo sono affatto. Il progetto vendicativo è sostanzialmente poi la ricerca di un godimento supremo, quello che può arrivare dopo aver avuto la suprema sconfitta di tutti i miei nemici simbolici. I miei e i nostri nemici hanno le sembianze di persone, luoghi ed accadimenti. Tutti questi elementi – però – basta un po’ di attenzione per rendersi conto di quanto essi siano solo – di volta in volta- dei parafulmini, o se vogliamo essi sono lo schermo su cui proiettiamo il nostro vero trauma. E allora perché perdonare? Perdonare è il cammino da prendere per liberarsi da false fonti di energia. L’odio, la rabbia e la vendetta – per quanto vengono a volte enfatizzati dentro storie fantastiche di personaggi mitici del mondo del cinema e/o della letteratura – ci tengono fermi. Semplicemente con essi noi tutti non andiamo da nessuna parte, stiamo semplicemente li a girare intorno ad un momento – della nostra mente –in cui tutto avrà compimento.

Una sorta di nuovo inizio. Il momento in cui si potrà finalmente vivere. Ma a qualcuno è mai capitato poi di godere di questo nuovo inizio? O piuttosto assistiamo alla continua danza di strategie intorno ai nostri sacrosanti buoni motivi per essere incavolati? Io assisto in me – e ci lavoro da un po’ – a quanto questa modalità sia difficile da lasciare per assumersene una nuova. Una che sia centrata sul mio progetto di vita. Sul quello che voglio io per la mia vita, su quello che posso fare io per la mia vita, su quello che io desidero e su quelli che sono i sogni a cui tendere e a cui voglio dare una possibilità di divenire realtà. Il passato è passato e la vita non è perfetta, ho capito. Le persone che ci stanno accanto non lo sono. Non lo sono i nostri genitori e…..tenetevi forte…non lo siamo nemmeno noi. O almeno non lo siamo così come pensiamo di esserlo nel nostro mondo ideale, e nella nostra immagine idealizzata di noi stessi. Noi siamo – tuttavia – perfetti per noi, siamo tutti ciò che ci occorre per poter realizzare la nostra vita così come ci è stata data in dono dalla Vita stessa.

E allora ecco perché perdonare. Perdonare per liberarsi dai lacci che ci tengono fermi al nostro trauma…perdonare per divenire persone in armonia con il nostro essere e con la nostra vita…perdonare perché proprio nella storia del nostro dolore è racchiusa una grande energia …perdonare per poter trasformare il dolore e sentire pienamente dentro di se e nele proprie mani il potere di decidere che è il momento di invertire rotta…qui ed ora. Il perdono è un atto supremo di amore per se. Non è un riconoscimento agli altri, ma un riconoscimento di se come persona e come figlio della vita. La decisione di perdono non libera gli altri da noi ma noi da noi stessi. Per questo è amore allo stato puro…incondizionato e senza alcuna riserva. Non avevo mai letto “Il Conte di Montecristo” di Alexandr Dumas. E pur non avendolo letto ho sempre saputo di cosa in esso si narrava. Chissà quanti – come me – hanno visto con ammirazione alla figura di Edmond Dantes. Poi un bel giorno ho deciso di entrare in questa storia attraverso un audio book e con grande meraviglia ho sentito parlare anche Edmond Dantes di perdono.

Nella mia fantasia lo immaginavo nel pieno godimento a vedere i suoi delatori soffrire per le proprie malefatte. Invece cos’ non è. Edmond Dantes non è felice. Il suo viso non è gioioso. C’è ad un tratto del racconto un cambiamento che io non avrei mai immaginato. Edmond Dantes decide di perdonare. E decide di farlo quando la sua opera di vendetta è già realizzata al 90%. Edmond Dantes perdona Danglars e mi colpisce sentire dal racconto come egli dice di farlo non per Danglars ma per Edmond Dantes. Decide di perdonare perché percepisce concretamente come il suo odio era inappagabile e come slegarsi dal suo progetto vendicativo fosse per lui stesso l’unico modo per poter ritornare a vivere.

Perdonare è una decisione che comporta l’agire concretamente un potere nella propria vita. Agire il perdono verso gli altri e soprattutto verso se stessi per l’essere stati per chissà quanti anni vittime di un continuo e inappagabile progetto vendicativo è una cosa che fa tremare. E’ amore per se allo stato puro, quello stesso che un tempo ci ha permesso di nascere biologicamente dai nostri genitori e che ora è altrettanto importante per poter nascere spiritualmente come figli della vita e figli della vita dell’universo.

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