Anche se non siamo americani…possiamo essere grati

Si lo so, già sento un coro di voci alzarsi a sottolineare che “ora basta con queste feste americane, non è roba nostra, è solo un fatto commerciale, ecc. ecc.”. Ferme restando le preziosità uniche di ogni cultura e di ogni paese che con fatica ed impegno riesce a mantenerle in vita, voglio esprimere ammirazione per una festa così bella: UN GIORNO IN CUI ESSERE GRATI ALLA VITA PER TUTTO CIO’ CHE ABBIAMO! La gratitudine è davvero qualcosa di terapeutico, un toccasana che ci eleva l’’anima e non lascia spazio a sensazioni quali la tristezza, la rabbia, l’’avvilimento e il vittimismo: se c’è l’’una non possono esserci tutti gli altri. Questo accade perché soltanto da un luogo interiore di profonda autenticità ed amore potremo esprimere autentica gratitudine, quella che ci ‘strizza’ il cuore e ci fa sorridere beati. Ma veniamo alla festa americana di cui sopra: bisogna tornare al 1600, in particolare al 1621, a Plymouth in Massachusetts. I padri pellegrini giunti con la nave Mayflower sulla coste americane dopo le persecuzioni per le idee religiose integraliste in Europa decisero di ringraziare il Signore per quanto era stato loro concesso dai campi.

Il primo raccolto non fu buono, ma con l’’aiuto dei nativi americani che indicarono la coltivazione del granoturco e l’’allevamento dei tacchini, dopo andò meglio. Il raccolto fu abbondante e il governatore della colonia emise un’’ordinanza perché tutte le famiglie ringraziassero per il cibo ricevuto. Anche i nativi americani furono invitati, secondo la tradizione, al pranzo del giorno del ringraziamento. La giornata è ricordata anche come simbolo di incontro e fratellanza. Questa la storia. La parte che preferisco è quella del ringraziare la terra, e quindi anche la vita, per tutto ciò che ogni giorno ci dona e poi anche quella del condividere le proprie esperienze e conoscenze per creare una coralità umana più ricca e felice. Senza bisogno di copiare da altrui tradizioni possiamo anche noi decidere di concederci, una volta ogni tanto, un piccolo rituale di gratitudine. Possiamo accendere una candela, poi prendiamo un quaderno, scriviamo la cosa, l’’evento o la persona per cui vogliamo mostrare gratitudine e poi… decliniamo la nostra gratitudine in 5 ‘sotto-motivi’. Cioè se mi sento grato per il mio lavoro, poi posso specificare che lo sono perché: 1) mi fa conoscere persone nuove ogni giorno, 2) mi dona il denaro necessario a vivere, 3) mi fa crescere e acquisire nuove competenze, 4) mi presenta difficoltà per risolvere le quali debbo creare soluzioni e 5) mi fa apprezzare di più il tempo libero e la famiglia.

E’ importante andare più a fondo, esplorare e materializzare la nostra gratitudine in tante forme diverse. La gratitudine è come una matrioska …più apriamo e più cose minuziosamente belle troviamo! Ci fa bene fare questo esercizio, ci nutre, ci fa sentire ricchi e fortunati e questo sprigiona un’’energia preziosa nella nostra vita per creare sempre nuove forme di bellezza. Buon ringraziamento a tutti noi!

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