FAQ SULLE OPERAZIONI DI MANTENIMENTO DELLA PACE DELL’ONU Gli operatori di pace delle Nazioni Unite, con i loro caratteristici caschi o berretti blu, sono inviati dal Consiglio di Sicurezza per favorire l’attuazione degli accordi di pace, controllare il rispetto del cessate il fuoco, pattugliare le zone smilitarizzate, creare zone cuscinetto tra le fazioni opposte e sospendere i combattimenti laddove i negoziatori cerchino soluzioni pacifiche alle dispute. Ma, in ultima analisi, il successo delle operazioni di pace si basa sul consenso e sulla cooperazione delle parti in conflitto. Le Nazioni Unite non dispongono di un esercito. Per ciascuna missione per il mantenimento della pace, gli Stati Membri forniscono volontariamente truppe ed equipaggiamenti, per i quali vengono compensati attingendo ad uno speciale capitolo di bilancio riservato alle operazioni di pace. Forze di polizia, osservatori di campagne elettorali, controllori del rispetto dei diritti umani e altri civili lavorano a volte al fianco dei militari nelle operazioni di pace. Dotati solo di un armamento leggero per l’autodifesa – ma più spesso disarmati – gli operatori di pace hanno nella loro imparzialità l’arma più forte.

Essi fanno affidamento sulla capacità di persuasione e su un uso minimo della forza per diminuire le tensioni e prevenire i combattimenti. E’ un lavoro pericoloso. Dal 1948 in poi oltre 1580 operatori di pace delle Nazioni Unite, militari e civili, sono morti adempiendo al proprio dovere. Qual è la portata delle operazioni delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace? Dal 1948 si sono svolte 49 operazioni per il mantenimento della pace. 17 di queste sono ancora in corso di svolgimento. Tra il 1988 – quando alle operazioni delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace è stato assegnato il Premio Nobel – e il Settembre 1998, il Consiglio di Sicurezza ha autorizzato 36 operazioni di pace. Chi ne è responsabile? I 15 Stati Membri del Consiglio di Sicurezza – non il Segretario Generale – autorizzano e stabiliscono i limiti delle missioni per il mantenimento della pace. Lo Statuto delle Nazioni Unite specifica che al Consiglio compete la principale responsabilità per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale. I cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza: Cina, Francia, Federazione Russa, Gran Bretagna e USA hanno diritto di veto su ogni decisione relativa olle operazioni per il mantenimento della pace.

I soldati che fanno parte delle missioni per il mantenimento della pace non giurano fedeltà alle Nazioni Unite. I Governi che mettono a disposizione personale militare, negoziano infatti con attenzione i termini della propria partecipazione – comprendendo nella trattativa disposizioni per il comando e il controllo delle truppe. Ai Governi compete l’ultima parola sulle proprie forze armate che servono sotto la bandiera delle Nazioni Unite, anche in merito a questioni disciplinari e personali e, se lo desiderano, possono ritirare le forze inizialmente messe a disposizione. I soldati delle operazioni di pace indossano le uniformi nazionali e, per distinguersi, portano i berretti o i caschi blu e le mostrine dell’ONU. Quanto costano? Il costo per il personale e l’equipaggiamento impiegato per le operazioni di pace delle Nazioni Unite ha avuto il suo picco nel 1993, raggiungendo quota 4 miliardi di dollari a causa dei costi sostenuti per le missioni nella ex Jugoslavia e in Somalia. Nel 1996 e nel 1997 i costi per il peacekeeping sono diminuiti nettamente, a quota 1,4 e 1,3 miliardi rispettivamente – mentre le stime di bilancio per il 1998 prevedono un ulteriore diminuzione di tale voce, per circa 900 milioni di dollari.

Tutti gli Stati Membri sono tenuti a pagare la propria quota dei costi per le operazioni di pace sulla base di una formula concordata ed accettata all’unanimità. Ma al 30 Settembre 1998, gli Stati Membri debbono alle Nazioni Unite 1,8 miliardi di dollari per le missioni ancora in corso e per quelle passate. Gli USA sono il principale debitore, con arretrati pari a 1,04 miliardi di dollari. Come vengono compensati gli operatori di pace? I soldati impegnati nelle operazioni di pace vengono pagati dai rispettivi Governi in base al grado ed al soldo nazionale. I Paesi che hanno messo a disposizione personale per le operazioni di pace vengono rimborsati dall’ONU con una tariffa uniforme di circa 1.000 dollari al mese per soldato. L’ONU, inoltre, rimborsa a ciascun paese gli equipaggiamenti messi a disposizione. Tuttavia i rimborsi subiscono spesso dei ritardi a causa delle scarse disponibilità dovute ai mancati pagamenti delle proprie quote da parte degli Stati Membri. Chi fornisce personale ed equipaggiamenti? Tutti gli Stati Membri condividono il rischio del mantenimento della pace e della sicurezza.

Dal 1948, in diversi momenti, 118 nazioni hanno fornito del personale; attualmente sono 77 i Paesi che forniscono gli operatori di pace. Al 31 Agosto 1998 i principali partecipanti alle missioni ancora in corso erano: Polonia (1.034 soldati), Bangladesh (886), Austria (792), Ghana (788), Finlandia (777), Irlanda (727) e Norvegia (727). Le piccole Isole Fiji hanno preso parte a praticamente tutte le operazioni di pace dell’ONU, e lo stesso può dirsi del Canada. Persino Stati che non fanno parte delle Nazioni Unite hanno contribuito: la Svizzera, ad esempio, fornisce denaro, unità mediche, aerei ed altre attrezzature alle operazioni di pace. Perchè il mantenimento della pace è un affare? Il costo delle operazioni di pace è minimo a confronto con i costi di un conflitto e dei pedaggi che esso impone in termini di vite umane e di proprietà. Per ogni dollaro che tutti i Governi hanno speso nel 1997 per le attività militari, meno di un quarto di centesimo sono andati alle operazioni di pace. Nel 1997 la quota pagata dagli USA per le operazioni di pace dell’ONU è stata di circa 386 milioni di dollari, vale a dire meno di 1,45 dollari per ogni cittadino americano.

Il rafforzamento della pace è la stessa cosa del suo mantenimento? Le due cose non dovrebbero essere confuse. Le operazioni di pace dell’ONU si sono tradizionalmente fondate sul consenso delle parti in conflitto e implicano lo schieramento sul terreno di operatori di pace per garantire l’attuazione di un accordo stipulato fra le parti in causa. Nel caso di azioni per il rafforzamento della pace, il Consiglio di Sicurezza dà agli Stati Membri l’autorità per intraprendere tutte le misure necessarie a raggiungere l’obiettivo prestabilito. Il consenso delle fazioni in conflitto non è necessario. Questo strumento è stato impiegato in pochissimi casi tra cui la Guerra del Golfo, in Somalia, Ruanda, Haiti, Bosnia-Erzegovina Albania. Nessuna di queste operazioni di rafforzamento della pace era sotto il controllo ONU. Al contrario, erano dirette da un singolo Stato o da un gruppo di nazioni. Una forza multinazionale sotto il comando della NATO ha condotto a termine con successo l’operazione delle Nazioni Unite pere il mantenimento della pace in Bosnia-Erzegovina. Le disposizioni contenute nello Statuto delle Nazioni Unite sul mantenimento della pace e della sicurezza internazionale costituiscono le basi sia per le operazioni di pace che per quelle di rafforzamento della pace.

Cosa ha ostacolato alcune recenti operazioni di pace? Il problema principale è stato costituito dalla mancata volontà delle fazioni in guerra a ricercare una soluzione pacifica del conflitto. Un altro importante problema è stato rappresentato dal fatto che gli Stati Membri non hanno fornito risorse sufficienti. In qualche caso il Consiglio di Sicurezza ha affidato agli operatori di pace degli incarichi quasi impossibili, ma non i mezzi per svolgerli con successo, come nei due esempi che seguono: Nel 1994, il Segretario Generale ha informato il Consiglio di Sicurezza che i comandanti delle forze di pace avrebbero avuto bisogno di 35.000 uomini per scoraggiare gli attacchi alle “zone sicure” della Bosnia-Erzegovina create dal Consiglio di Sicurezza. Gli Stati Membri, al contrario, autorizzarono l’impiego di soli 7.600 uomini che tra l’altro furono messi a disposizione solo dopo un anno. Sempre nel 1994, in Ruanda, di fronte all’evidenza del genocidio, il Consiglio di Sicurezza decise all’unanimità di inviare con urgenza 5.500 operatori di pace. Ma gli Stati Membri ebbero bisogno di quasi sei mesi per mettere a disposizione le truppe, nonostante 19 Governi si fossero impegnati a rendere disponibili 31.

000 uomini per le operazioni delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace. Per ulteriori informazioni si prega contattare Daniela Salvati/Katia Miranda Centro di Informazione delle Nazioni Unite Piazza San Marco, 50 00186 – Roma Tel. 06.6789907 Fax 06.6793337 Pubblicato dal Dipartimento per l’Informazione delle Nazioni Unite – DPI/1851/Rev.8-Ottobre 1998 Visitate l’Homepage delle Nazioni Unite su Internet http://www.un.org Versione italiana a cura del Centro di Informazione delle Nazioni Unite, Dicembre 1998

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