E’ assurdo pensare che possa esistere la madre perfetta e che proprio a noi è toccata la sfortuna di non averla.

antropologia, counseling, madri Ma è vero che le mamme sono tutte buone? Una volta si diceva che fossero gli angeli del focolare. Guai a chi osava dire qualcosa di negativo su di loro: era un peccato mortale. Mi ricordo una canzone che cantava sempre mia nonna che diceva più o meno così:
Mamma,
ma la canzone mia più bella sei tu!
Sei tu la vita
e per la vita non ti lascio mai più!…

Ma davvero ancora vive il desiderio di questa madre ideale, senza difetti e senza peccato? Ebbene si! Questo è stato uno degli aspetti che sono emersi nel 3° incontro di Cinematerapia e i giovani dal titolo “Io e mia madre – Com’è e come vorrei che fosse il rapporto con mia madre”. Sembra che il bisogno di madre sia inesauribile e proprio questo bisogno, rende ciechi: non riusciamo, e soprattutto non vogliamo, vedere le nostre mamme come veramente sono. Arrenderci alla realtà è troppo doloroso, crescere è troppo difficile, troppo faticoso: è meglio restare figli della nostra illusione e della nostra madre perfetta. Non solo, il passo successivo è la necessità di identificarci con questa madre perfetta, distruggendo così la possibilità di crearci una nostra identità vera.

Come possiamo costruire la nostra “casa” se basiamo la nostra crescita su un inganno, una menzogna, su delle fondamenta che non esistono? La madre non è mai perfetta come non lo siamo noi. Accettare questa verità significa costruirsi la propria vera identità che è fatta i parti oscure, imperfette, e parti luminose, imperfette anch’esse. Nostra madre è una persona “normale” con tutte le sue fragilità, che ha semplicemente cercato di fare quello che poteva con quello che aveva e sapeva: non esiste una scuola che insegna ad essere madri. Ma noi, noi possiamo accogliere ed accettare questi limiti che poi abbiamo tutti? Possiamo fare uno sforzo di crescita, di maturità? E’ assurdo pensare che possa esistere la madre perfetta e che proprio a noi è toccata la sfortuna di non averla. Maturità significa appunto accettare i nostri genitori così come sono, con i loro limiti e le loro fragilità. Possono anche farci soffrire con le loro decisioni e i loro atteggiamenti ma non possiamo fare a meno del loro sostegno, del loro amore, del loro esserci così come sanno fare, così come possono. Insomma, madre buona non si nasce, ma sicuramente si può diventare, e una madre non può sapere sempre qual è la cosa giusta da fare, la risposta giusta da dare ne tanto meno stare in silenzio al momento giusto; così come non si può pretendere una madre perfetta e non si possono pretendere dei figli perfetti.

Il mestiere della madre è uno dei più difficili al mondo ma anche il più bello. Se penso alla mia vita, alle mie figlie, agli sforzi che ho fatto per me e per loro, alle grandi difficoltà e dolori che ho affrontato e provato, non posso fare a meno di piangere. Ma io credo pure che una mamma che passa attraverso l’inferno, e proprio per esso, impara veramente ad amare, bene, quello è davvero l’amore più grande del mondo!

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2 COMMENTI

  1. Grazie, Antonella per queste parole preziose per ciascun uomo sulla terra di buona volonta’. Voglio essere la prima ad assumerle e a farle mie ogni giorno che mi confronto con un altra persona diversa da me: mia madre che cerco di capire, di accettare e di amare, essendole grata per il dono piu’ grande che mi ha dato: la vita.

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