Cuore e psiche

L’infarto cardiaco ha come cause predisponenti rischi biologici, rischi ambientali e fattori psicosociali.
Molte persone che hanno avuto un infarto, che soffrono di ipertensione, che soffrono di aritmie, hanno una personalità disturbata. Sono colleriche e reagiscono con ostilità, sono perennemente stressate (per il lavoro o per gli affetti), sono stanche fisicamente e mentalmente, spesso soffrono di depressione che può portare ad un attacco di cuore. Chi ha una personalità cardiaca si sente onnipotente, è ostile, ma dipende inconsapevolmente dagli altri. Quando non riesce ad esprimere apertamente l’aggressività ha una reazione psicosomatica.

La personalità cardiaca è testarda, competitiva, cinica e frustrata per il potere che pensa di avere perso e che non può riavere. E’ solitaria ed indipendente perchè diffidente. Non sa esprimere bene le emozioni ed attraverso la somatizzazione cerca il contatto con gli altri ed il modo per risolvere i propri conflitti interni. Sente di essere in pericolo ed il sintomo cardiaco è una espressione somatizzata di richiesta di aiuto. La psiche manda, attraverso il corpo, un S.O.S. evitando l’uso del linguaggio verbale.

Il messaggio psichico fa aumentare la pressione arteriosa, fa venire le palpitazioni e le aritmie, fa avere disfunzioni cardiache, ma soprattutto può essere la fonte di un infarto. Il conflitto che si genera tra l’incosapevole richiesta di aiuto ed il sentirsi onnipotente e sicura di sé provoca, nella personalità cardiaca, una serie di reazioni psicoendocrine che si riflettono sul sistema cardiaco e circolatorio. La “malattia” diviene il bisogno inespresso di essere preso in cura, ovvero di avere le attenzioni che la parte bambino della personalità cardiaca sente di non avere. Il sintomo somatico permette di esprimere la richiesta di aiuto senza toccare la propria eccessiva autostima.

L’ansia è sempre presente nella personalità cardiaca, perchè è il riconoscimento inconscio di bisogni infantili non soddisfatti, e porta la persona alla disgregazione della personalità arroccata su una posizione di onnipotenza. L’onnipotenza fa sentire la personalità cardiaca gratificata, anche se annulla il proprio Io che non è capace di sostenere i conflitti della psiche, e da qui possono nascere nevrosi e psicosi.

Essere un paziente “cardiopatico” permette di avere quelle cure che i genitori non hanno avuto per il bambino. Il medico diviene quasi un tutore, un nuovo genitore.

Con la “malattia” la personalità cardiaca ottiene la protezione e l’affetto che non ha avuto fino a che è stata “sana”. Se non ha nessun disturbo, ha una vita senza interessi, ma piena di “impegni”. Ha relazioni con gli altri superficiali e poco coltivate, perchè pensa di non avere bisogno degli altri. Ha un senso del Sé grandioso che nessuno può intaccare, ma che é in lotta con il bisogno inconsapevole del desiderio di dipendere dagli altri. Il sintomo di una presunta malattia é un compromesso tra le figure in lotta: l’adulto onnipotente ed il bambino in attesa di cure.

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