Ovvero : il vero senso della vita

Sono giorni che guardo la pagina bianca, aspettando l’intuizione, l’espirazione per scrivere. Niente. Scrivere sull’amore e sul vero senso della vita, in questi giorni in cui mezzo mondo é in rivolta mi risulta arduo. Il mio mentale mi martella e mi impedisce come non mai di fare un po’ silenzio. Il mio sguardo vaga nella stanza. Sul piccolo tavolo le due foto piu’ care al mio cuore : mio padre e mia madre «Al sole della mia vita» é la dedica scritta da lui sulla foto che diede a lei 65 anni or sono. «A mio marito che amo» é la dedica sulla foto che lei diede a lui quello stesso giorno. Lui é partito per il suo ultimo viaggio nel 2002 ; lei si é rifugiata nella malattia di Alzhaimer due anni dopo ed é la che attende di raggiungerlo. Da sempre sento che tra questi due esseri umani, al di là del fatto che siano i miei genitori, esiste un legame unico e indistruttibile. Per esemplificare il vero senso della vita, l’amore come espanione di sé, scelgo di rivederli e riserntirli come li ho vissuti e vi propongo di leggere cosa si dicono in queste due lettere. «Carissima Lidia,
E’ da tempo che volevo scriverti per poterti dire, finalmente, tutti quei pensieri che, anno dopo anno, si sono accumulati nel mio spirito e che non ho mai osato condividere, sinceramente e apertamente.

Vorrei dirti che ti amo come il primo giorno che ti incontrai, ma non é vero. Vorrei dirti che ti amo di piu’ che il primo giorno, ma non é vero. Ti dico solo «Ti amo».
Ti amo per la giovane donna che sei stata, inesperta, ingenua e fiduciosa. Ti amo per la fiducia che hai riposto in me allorché io stesso non ne avevo. Ti amo per l’abbandono con cui ti sei affidata a me sin dall’inizio. Ti amo per il coraggio silenzioso con cui affrontasti il mondo quando, dopo il nostro “primo momento insieme”, scoprimmo di aver dato vita ad un altro essere. Ti amo per la gioia con cui portasti quel bébé per 9 mesi. Ti amo per dolcezza e la fierezza con cui, giovane incinta non maritata, hai permesso che il nostro «trio» trovasse il suo posto non solo nel «clan» della tua famiglia, ma soprattutto nell’austero covo della mia famiglia.
Ti amo per avermi amato ed accettato senza condizioni. Ti amo per avermi appoggiato e sostenuto quando volli partire altrove per trovare una “nuova vita” per noi tutti. Ti amo per avermi seguito e, senza troppe parole, per aver compreso il fuoco che mi divorava e mi spingeva a « fare, fare, fare sempre di piu’ ».

Ti amo per tutte le volte che a fine mese di dicevi che erano avanzati dei soldi dal mese prima e che, se volevo, potevo ben tenere per me qualche spicciolo in piu’. Ti amo per I tuoi silenzi nei miei momenti di collera; ti amo per I tuoi silenzi allorché io “tenevo banco” con le barzellette antifemministe; ti amo per I tuoi silenzi nei momenti piu’ teneri allorché ti rimproveravo la poca loquacità. Ti amo per aver scelto di restare, quando io scappavo di qua e di là, nel turbine di quella che chiamano la crsi della mezza età. Ti amo per il dolore che hai sentito per la mia malattia ; ti amo per la paura della solitudine che ho letto nei tuoi occhi prima di chiudere i miei. Ti amo e parto, per aprire la strada, e temporaneamente non poterti piu’ toccare. Ti amo e sono qui ora e per sempre. Ti amo perché tu hai visto e vedi chi sono veramente laddove io a volte non mi vedevo.. Ti amo perché mi dici con gli occhi che sono eterno e che tu lo sei altrettanto. Ti amo perché ora non ho piu’ paura. Ti amo perché siamo una sola cosa da sempre e per sempre. Ti amo : tu sei me ed io sono te e noi siamo insieme un frammento dell’Universo che muta e vive in eterno. Ti amo. Valerio.»

– E m’illumino d’immenso – (Ungaretti) riassume il vissuto e la comprensione dell’amore che quest’uomo mi ha tramandato.

«Caro Valerio,
Ho sempre avuto difficoltà a scrivere per paura di non trovare le parole e non sapere come scriverle giuste, ma oggi dico grazie per quei due anni di scuola elementare che mi permettono di mandarti queste righe. Ti dico grazie per avermi scelta, là su quella spiaggia che mi piaceva tanto, per essere la tua compagna e la mamma dei tuoi figli. Grazie per il mondo che hai aperto davanti a me, grazie per avermi guidato alla sua scoperta, grazie per aver accettato le mie diversità. Grazie per il dono di poter essere mamma. Grazie per avermi sorretta e protetta quando ho dovuto raccontare a casa che ero incinta. Grazie per la gioia che hai seminato nella mia famiglia. Grazie per aver voluto partire e per averne parlato con me. Grazie per la volontà di fare tutto il possibile per darci una vita stabile e decorosa. Grazie per la casa, per il giardino, per il panorama. Grazie per i fine mese allegri quando « gli straordinari » ci davano la possibilità di festeggiare con un dolce la domenica a pranzo.

Grazie per la pazienza e la dolcezza nei momenti d’intimità. Grazie per le collere improvvise : sentivo la tua sofferenza e la difficoltà a curare le ferite dell’infanzia Grazie per aver cercato altre donne ed essere ritornato, sempre. Grazie per la tua espansività, per la tua energia debordante che riempiva la casa. Grazie per aver accettato la tua malattia con serenità, grazie per aver accettato la mia ribellione ed il mio dolore. Grazie per aver letto nei miei silenzi e nei miei sguardi. Grazie per avermi sempre detto che dovevi partire per primo poiché senza di me non avresti sopravvissuto. Grazie per essere partito per primo. Ora io non ho paura di seguirti, l’ho fatto sempre. Grazie per essere ancora qui, nella mia mente, a tenermi compagnia mentre aspetto di raggiungerti. Grazie per aiutarmi : allorché la mia malattia giorno dopo giorno cancella i miei ricordi, tu mi sussurri cio’ che devo ricordare. Grazie per avermi amata. Grazie. Lidia»

«amor qu’a nullo amato amar perdona» (Dante) é forse il verso che piacerebbe a questa donna che m’ha dato la vita.

La coppia di cui vi parlo é come tante altre coppie nel mondo : si amano al di là di se stessi ; hanno abbattuto le barriere « umane » e, a volte senza esserne coscienti, esperimentano l’Amore vero.
Come milioni di altri uomini sul Pianeta, benché ben ancorato alla forma terrena del «fare, fare, per avere» Valerio é andato oltre nel suo amore per Lidia. Ha visto la donna nella sua diversità e nella sua pienezza; si é posto delle domande, a volte senza risposte, su tali diversità, ma nonostante cio’ lui l’ha amata e la ama.
Come molte altre donne Lidia ha l’apparenza della dominata, con i suoi silenzi e i ripetuti «grazie». Anche lei, forse non del tutto coscientemente, ha visto al di là delle collere improvvise, al di là dei «tradimenti» ed ha sentito l’anima di Valerio, ha riconosciuto la scintilla divina e ne ha accettato tutte le manifestazioni.
Ed é a quel livello di eternità che si sono amati e si amano tutt’ora. Non ho un compagno di vita, ma é a quel livello che io vivo ancora oggi in un’atmosfera di quieta serenità con tutti i fratelli e le sorelle che riempiono le mie giornate. Grazie a Lidia e a Valerio. Vi amo. Maria

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