Un nuovo modo di essere, per formare un nuovo modo di agire

Da molti ambiti della società emerge la convinzione che uno degli elementi più richiesti dalle organizzazioni, sia proprio il carattere umano e multidisciplinare della formazione. In particolare, sempre più si va ponendo l’accento sull’importanza strategica delle competenze umane e relazionali piuttosto che su quelle nozionistiche. È un dato che affiora sempre più dalle ricerche di mercato, dagli studi sulle carriere, dagli annunci professionali di tutte le aree di business. È come se improvvisamente il mondo del lavoro scoprisse l’acqua calda. Dopo secoli in cui i percorsi formativi si sono concentrati sull’immagazzinare e accumulare nozioni, formule matematiche, ricette di management, finalmente anche in Italia le accademie (vedi Politecnico di Torino, SDA Bocconi, il CNR, LUISS, la SISSA di Trieste, ecc.) si vanno progressivamente allineando su modelli formativi di carattere esperenziale, empatico, psicologico-relazionale, antropologico. Laureati in ambiti umanistici, che fino all’altro ieri finivano messi in secondo piano rispetto ai laureati in materie scientifiche, improvvisamente vengono riscoperti dal mondo produttivo e addirittura posti ai vertici decisionali di aziende di informatica, di biotecnologie, introdotti in settori strategici del General management, della Logistica, dell’Amministrazione, finanza e controllo. Cosa sta accadendo?

È un fenomeno culturale complesso e che va delineandosi già da diversi decenni a questa parte, a partire soprattutto dagli Stati Uniti e dal Giappone, e che più recentemente va progressivamente investendo la vecchia Europa. Con la progressiva globalizzazione degli scambi, l’esigenza di operare in strutture sempre più complesse, la necessità di avere una sempre maggiore capacità di visione globale, appare ormai sempre più chiaro che le competenze richieste ai professionisti sono sempre meno di ordine conoscitivo e sempre più di ordine psicologico. In altre parole, conta sempre meno la conoscenza e conta sempre più la sapienza, la saggezza, l’empatia, la coralità. Le soluzioni preconfezionate, le nozioni manualistiche, teoriche o ideologiche non reggono più di fronte ai fenomeni eterogenei e prevalgono invece le competenze psicologiche, i processi mentali, le capacità di decisione, la capacità di misurare la realtà, di ridurre i margini di rischio, di improvvisare, di essere creativi. Il carattere innovativo dei nuovi processi di formazione si va progressivamente sempre più fondando sul Problem Solving, sui modelli relazionali in grado di determinare comportamenti, stili decisionali, tecniche assertive, autentica capacità di leadership. Fioriscono iniziative nelle Università di Rovereto, Milano, Padova, Roma, Trieste: inediti dottorati in Neuroscienze, Master in creatività, nuove lauree in processi decisionali.

Insomma, i professionisti di domani saranno sempre più orientati a sviluppare soprattutto un’intelligenza emotiva, formati sulle competenze umane, sulla capacità di saper gestire le regole di gruppo e del lavoro in team. Insieme alla capacità di ragionare, vengono incoraggiate le capacità sensoriali, stimolate le attitudini all’inventiva, sostenuto l’estro, la fantasia, sviluppato l’intuito e la capacità di Essere. Una volta portato a termine il percorso formativo, le competenze acquisite saranno applicate in contesti anche molto diversi tra loro: in ambito politico, organizzativo, di comunicazione, sanitario, produttivo, ecc. Ecco perché, in uno dei più famosi bestseller mondiali “The 7 Habits of Highly Effective People” di Stephen Covey, si parla di un nuovo tipo di conoscenza, non più basato sulla nozione ma sull’esperienza diretta. Improve with experience significa proprio “crescere attraverso l’esperienza”. L’autorevolezza, la credibilità, la capacità di saper ascoltare l’altro, di sintonizzarsi profondamente con i suoi bisogni e di saperli armonizzare con i bisogni del team non sono competenze logiche o intellettive. Non si può leggere un manuale su come diventare autorevole, bisogna imparare ad esserlo. E questo tipo di conoscenza si apprende soltanto facendo, operando, sperimentando.

È su questo modello formativo che si sviluppano i progetti didattici dell’Istituto Solaris di Roma. Parallelamente alle lezioni in aula, si affiancano importanti esperienze di Project Work e di coinvolgimento diretto del candidato. L’obiettivo è quello di valorizzare il patrimonio di conoscenze preesistenti, di sviluppare la vocazione alla crescita personale e all’evoluzione dell’individuo, considerando alla base della Mission, la Persona quale risorsa fondamentale. Nell’Istituto vengono formati esperti in tematiche esistenziali e in processi di crescita individuale e di gruppo; esperti nella conoscenza di ciò che inquina la vita e crea disagio esistenziale e di ciò che può disinquinarla e trasformarla per darle una migliore qualità.

L’Istituto Solaris è quindi un luogo di formazione avanzata e laboratorio di ricerca sui processi della creatività, sugli scenari dell’estetica e dell’Arte, considerati non fini a se stesse, ma come metafore formative e come modelli di conoscenza profonda di meccanismi umani. Il lavoro e il pensiero di Antonio Mercurio, fondatore della Sophia University of Rome ha ottenuto molti riconoscimenti internazionali in Italia, Francia, Belgio, Svizzera, Federazione Russa, grazie all’applicazione di un innovativo metodo di ricerca empirico-sperimentale – l’Antropologia Personalistica Esistenziale – che ha permesso di creare Modelli evoluti di intervento, produzione testimoniata dalle molte opere pubblicate e tradotte in più lingue. Tale contributo applicativo rappresenta una vera e propria “scuola di pensiero” seguita in tutto il mondo da professionisti della psicoterapia ma anche nel mondo della formazione, della consulenza e della comunicazione.

I corsi dell’Istituto Solaris prevedono sempre di concentrare il focus sull’eccellenza del fare, sull’integrazione delle intelligenze (razionale, cognitiva, emotiva, esistenziale), sulla necessità di portare l’attenzione – anche per i corsi in aula – sull’esperienza diretta e personale. Ancora una volta, si sottolinea l’importanza del ‘Learning by doing’, ossia imparare facendo. Per questo motivo, la proposta formativa dell’Istituto Solaris si declina su lezioni, laboratori e workshops, oltre agli Stage residenziali fuori sede con l’obiettivo di crescere, migliorare, fare un salto di livello. Tutti i corsi prevedono un numero chiuso di studenti ammessi, per garantire ai partecipanti un costante e personale monitoraggio del livello di apprendimento. Formazione, Coaching, Lavoro di gruppo diventano così non soltanto termini tecnici, ma esperienza viva e concreta. Le metodologie sono di tipo attivo con frequenti dibattiti ed esempi che forniscono ai partecipanti la possibilità di tradurre i contenuti delle esperienze formative in soluzioni concrete.

Ecco di seguito alcuni vantaggi delle metodologie attive:

Il lavoro di gruppo per facilitare lo scambio di idee, di esperienze ed intensificare le interazioni;
Lo sviluppo della creatività individuale e corale, per consentire di analizzare situazioni e/o problemi complessi elaborando soluzioni valide e condivise;
I Role Playing e i ReFraming per sviluppare la capacità di analizzare le scelte effettuate;
L’ironia e l’uso del paradosso per fornire gli strumenti e le condizioni utili ad elaborare la realtà proponendo nuovi ed originali punti di vista;
L’uso di mezzi audiovisivi, esercitazioni pratiche attraverso l’uso della danza, della scrittura, del drammatizzazione teatrale, del gioco guidato favoriscono l’apprendimento rendendo le argomentazioni di facile comprensione.

Il programma didattico dell’Istituto Solaris si rivolge ad un ampio ventaglio di destinatari: tutti coloro che desiderano dare forma ad un nuovo modo di essere, per formare un nuovo modo di agire.

# – Calendario Corsi 2008-2009 dell’Istituto Solaris

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