La Cosmo-art e il Counseling

Dal giudizio alla pietas. Come zittire il nostro giudice interiore.

Uno dei primi passi fondamentali nel seppur breve percorso che si propone con il Counseling antropologico è rappresentato dalla possibilità data al cliente di prendere consapevolezza dell’asprezza con la quale siamo abituati a rivolgerci a noi stessi.

La durezza del nostro dialogo interiore spesso è talmente ‘sedimentata’ in noi da averne ormai perso ogni sentore.

Si tratta di quella figura arcigna e spietata che più volte abbiamo definito come ‘il nostro giudice interiore’.

Lui non ha pietà: non va mai bene ciò che facciamo, non siamo mai abbastanza (non importa se bravi, alti, magri, veloci, forti, preparati, ecc.) e soprattutto ha il potere smisurato di condannarci alla paralisi emotiva e di azione (se come faccio sbaglio…tanto vale lasciar stare e passivizzarmi rispetto alla mia vita e ai possibili progetti).

Ma come facciamo a placare il giudice ancorchè lo avessimo in qualche modo avvistato?

La strada logico-razionale del valutare negativamente costui, per riuscire finalmente a togliercelo dai piedi, non offre purtroppo alcun tipo di soluzione. Anzi.

Ci ritroveremmo a combattere col giudice del giudice: una sorta di giudice al quadrato che ci ricaccia in un angolo di inadeguatezza, paura, odio per noi stessi, ecc. ecc.

Quando in passato mi sono resa conto di questa ‘trappola per topi’ dalla quale difficilmente mi riuscivo a liberare ho deciso di mettere in campo uno dei consigli della Cosmo-art: “Decidete di trasformare il vostro cuore. Questa è una delle imprese più difficili, perché quando ci troviamo nell’odio, nel dolore, sembra impossibile darci un cuore che ama al posto di un cuore che odia, che rifiuta e che distrugge, ma è possibile“.

Darci un cuore che ama…beh, avevo sempre pensato al senso altruistico della questione…ma posso decidere di farlo prima di tutto con me stesso!

Allora ho intrapreso una nuova strada e un nuovo dialogo per affrancarmi dal mio spietato e onnipresente giudice interiore: ho deciso un giorno di non occuparmi più di lui e dei suoi modi bruschi ma di contattare con umana pietas (sentimento che induce amore, compassione e rispetto) la devastazione interna che tutto quel giudizio aveva provocato in me.

Avvicinarmi con compassione alla desolazione di un territorio bruciato dall’incendio devastante dell’odio e del giudizio, alle macerie di un terremoto implacabile di cattiveria gratuita, mi ha permesso di iniziare ad amarmi e ad occuparmi del mio dolore invece di sprecare energie che mi si ritorcevano contro inveeendo contro il mio giudice implacabile.

Alle volte basta un piccolo cambiamento di posizione, di prospettiva e…et voilà…il gioco è fatto!

Sono grata agli strumenti della Cosmo-art che mi spingono ad andare più a fondo delle conoscenze razionali dell’indagine psicologica classica (tutti sanno oramai che è importante amarsi e usare parole accoglienti con se stessi) fino a trovare gli strumenti efficaci affinchè la mia evoluzione spirituale abbia luogo ogni giorno un pezzettino di più.

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